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Nuove iscrizioni / rinnovo iscrizioni Summerlife 2020

Chi volesse iscrivere il proprio figlio/a al “Cre” o rinnovare l’iscrizione già effettuata, provveda a farlo entro il mercoledì sera.

Questo affinchè la segreteria possa provvedere con calma e precisione alla costituzione dei gruppi e alla registrazione degli stessi.
Il giovedì e il venerdì resterà aperta non per le iscrizioni alla settimana immediatamente seguente, ma per pagamenti e ogni altra necessità.
Ricordiamo gli orari dalle 8,30 alle 9,30 e dalle 17 alle 18.

Ricordiamo anche che l’uscita dei ragazzi comincia alle 17,15 circa dal cancello di via Greppi 6C. Indossate a maggior ragione la mascherina essendo difficile evitare un poco di calca. 

Grazie della comprensione e della collaborazione.

Di |2020-06-17T08:51:48+02:0017/06/2020|CRE|0 Commenti

Estate Ragazzi Bergamo 2020 – Chiusura iscrizioni prima settimana

Comunichiamo che le iscrizioni alla prima settimana (15-19 giugno) di CRE all’Oratorio dell’Immacolata chiuderanno oggi, giovedì 11 giugno, alle ore 19.00 anziché domani.

Questo per poter favorire l’articolato lavoro della segreteria.

Vi invitiamo pertanto a recarvi in oratorio qualora voleste partecipare la prossima settimana.

Ricordiamo inoltre che durante i “Summerlife-Cre” la segreteria sarà aperta dalle 8,30 alle 9,30 e dalle 17.00 alle 18.00, anche per raccogliere nuove iscrizioni.

Di |2020-06-11T14:05:22+02:0011/06/2020|CRE|0 Commenti

Estate Ragazzi Bergamo 2020 – Comunicazione 2

Care famiglie,
a una settimana dal lancio del progetto estivo all’Oratorio dell’Immacolata, desideriamo raggiungervi, come promesso, con qualche dettaglio ulteriore.
Comprenderete che l’invito alla reciproca misericordia è ancora valido. Stiamo facendo del nostro meglio, sapendo di poter contare sulla vostra fiducia e sulla divina Provvidenza.

Quando si parte?
Noi saremo pronti dal 15 giugno, ma siamo in attesa dell’autorizzazione che il Comune di Bergamo rilascia per tute le attività estive. Senza di essa saremo costretti a posticipare l’inizio. L’Amministrazione ci ha assicurato che è al lavoro, ma su questo non abbiamo scelta. Confidiamo nella buona volontà, nel buon senso e nella Provvidenza. Non appena arriverà il permesso, ve lo comunicheremo tempestivamente.
In ogni caso, fino a comunicazione contraria, si parte il 15 giugno per quattro settimane, da lunedì a venerdì, dalle 9 alle17,30.
È possibile pranzare in oratorio e anticipare l’arrivo alle 8 (tranne che il 15 stesso).

Cosa si fa?
Un sacco di cose belle.
Il format previsto dalle leggi nazionali e regionali è quello di 1 maggiorenne ogni 7 bambini (per le elementari) e di 1 maggiorenne ogni 10 ragazzi (per le medie). Con loro staranno anche alcuni animatori adolescenti. Ogni settimana è assicurata, come previsto dalle norme vigenti, la “fissità”
del gruppo. Pertanto tutte le attività della giornata si svolgeranno con il medesimo gruppo.

Cosa farà il gruppo?
La settimana tipo è così strutturata:

  • lunedì: formazione della squadra e gioco organizzato; laboratori e gioco organizzato
  • martedì: compiti e tempo diversamente libero; uscita breve a piedi
  • mercoledì: lock up; laboratori e gioco organizzato
  • giovedì: tutta mia la città! (gita)
  • venerdì: compiti e tempo diversamente libero; piccoli grandi giochi.

Non potendoci essere un “tempo libero” in senso stretto, ogni squadra si costruirà questo spazio in modo originale e sorvegliato: ecco il tempo diversamente libero.

La proposta lock up è invece il tentativo di risignificare in modo leggero il dramma dell’epidemia,
attraverso l’incontro con alcuni testimoni.
Per TerzaMedia, in base alle iscrizioni, stiamo pensando un percorso ad hoc.
Le destinazioni delle varie uscite ve le comunicheremo a brevissimo. Saranno tutte a piedi, perché Tutta mia la Città!

Come si affronterà il problema “epidemia”?
Anzitutto nel rispetto delle leggi vigenti in materia.
Inoltre abbiamo costituito un gruppo Vaccino che si occuperà esclusivamente di questo aspetto.

Quanto costa?
Confermiamo la cifra di 50 euro a settimana. La quota resterà invariata per l’intera o la mezza giornata.
Dal secondo figlio compreso si applicherà uno sconto del 10%.
I pranzi hanno un costo aggiuntivo di 5 euro ciascuno (quello del giovedì sarà al sacco da preparare a casa), salvo che il Comune provveda per tutti gli iscritti. Questi è meglio prenotarli di settimana in settimana.
Il pre-cre (dalle 8 alle 9) ha un costo aggiuntivo di 1 euro al giorno.
La quota comprende l’accompagnamento qualificato di bambini e ragazzi, i materiali, la maglietta e il cappellino, la merenda, l’assicurazione, le uscite e le gite (cioè tutto tranne l’anticipo dalle 8 alle 9 e i pranzi).
Il Comune di Bergamo ha stanziato dei fondi a sostegno delle famiglie per il tempo estivo.

Come ci si iscrive?
Le iscrizioni si raccolgono presso la segreteria dell’oratorio nei giorni 8-9-10-11-12 giugno dalle 16 alle 19.
È possibile iscriversi in una volta sola anche per più settimane (a differenza di quanto comunicato nella lettera 1).
Inviamo in allegato la scheda di iscrizione (modulo D) e le due schede per l’epidemia (moduli A e B).
Chi ne ha la possibilità può stamparli a casa e compilare integralmente il modulo D, mentre firmare soltanto i moduli A e B (perché i dati anagrafici li raccogliamo solo nel modulo D). Altrimenti si possono ritirare in oratorio e compilare in loco con pazienza.
All’atto dell’iscrizione è possibile esprimere una preferenza riguardo la costituzione delle squadre.
In caso di numero di richieste superiore alla nostra capacità, daremo la priorità a chi appartiene al Centro Città, poi alle famiglie dei quartieri limitrofi e infine a tutti gli altri. Terremo anche conto di chi è venuto prima a iscriversi.
Agli effettivi iscritti manderemo una comunicazione su come effettuare l’ingresso e l’uscita dall’oratorio.

Ricordiamo che potete contattare la segreteria allo 035248221 tra le 16 e le 19 o all’indirizzo immacolata.bg@gmail.com, nonché rivolgervi a noi sacerdoti.

Rimanendo a disposizione per approfondire personalmente il progetto, vi proponiamo di affidare insieme al Signore le nostre famiglie, la nostra città, il tempo che lui ci restituirà in grazia e fedeltà.

Con gratitudine,
don Gianni e don Nicola

Di |2020-06-08T15:07:35+02:0008/06/2020|CRE|0 Commenti

Estate Ragazzi Bergamo 2020 – Comunicazione 1

Care famiglie,
mentre la scuola volge al termine, si apre il tempo dell’estate. Tra le tante parole e proposte che si odono sul tema, vorremmo qui “dire e fare la nostra”.
Le Diocesi di Lombardia e la nostra nello specifico propongono di dare vita a un tempo estivo per bambini, ragazzi e adolescenti da costruire in sinergia col territorio e le pubbliche amministrazioni.
Vorremmo raccontarvi quale forma sta prendendo all’Oratorio dell’Immacolata questo mandato, affinchè possiate decidere se affidare nuovamente a noi i vostri figli.
Ci pare che quanto proporremo affondi le radici nell’esperienza del Cre (che bene o male tutti conosciamo), pur prendendo una forma differente. Il nostro Vescovo, riconoscendo che siamo in un tempo molto incerto, ci invita a continuare a camminare, mettendoci a servizio della vita là dove essa accade.
Ci rendiamo conto di essere tra i primi che tentano di “riabilitare la libertà” dei più giovani, con creatività, professionalità e generosità.
Ci pare altresì di non poter venir meno alla Vocazione e alla Tradizione che appartengono alla nostra storia. Essa non si è mai chiusa alle istanze del mondo, interpretandole con originalità cristiana e dando vita a forme inedite.
Raccogliamo perciò la sfida, chiamando tutti a corresponsabilità, sapendo che ci sta alle spalle un tempo travagliato ma non disperato. Non faremo finta che l’epidemia non ci sia, ma nel rispetto della legalità faremo del nostro meglio per offrire ai più giovani (vera ricchezza del nostro Paese) un tempo e uno spazio gioiosi, educativi, sicuri, belli.
Crediamo nella forza testimoniale che la Chiesa ha sempre cercato di far risplendere nei numerosi ambiti in cui si impegna. Ci inseriamo nella storia di questo luogo, in un progetto che chiamammo Oratorio AnniVenti: oratorio-santità-cambiamento.
Vi chiediamo misericordia, perché siamo tutti un po’ a rincorrere le varie disposizioni (non sempre chiare e celeri, e questo è il motivo dei tempi stretti). Misericordia anche circa la concreta attuazione della proposta, della quale sotto descriviamo i tratti portanti. Certamente saremo più precisi già tra pochi giorni, quando anche il quadro politico locale sarà più definito. E pazienza anche per volantini
di scarsa forma ma di buona sostanza…
Una squadra di giovani coordinatori e animatori è al lavoro con noi per “reinventare” il Cre, sapendo che è proprio un cammino in costruzione.
La Pentecoste che in questi giorni celebriamo non è perciò il sigillo di una perfezione, ma l’invito del
Risorto ad uscire dalle mura perché il suo Spirito possa compiere meraviglie là dove ancora si fatica a intravederle.
Forse che non sia provvidenziale tutto questo?

Praticamente

Quando?
Dal 15 giugno al 10 luglio 2020, da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 17,30.
Possibilità di pranzo in loco.
Possibilità di anticipare l’inizio alle 8.
Valuteremo strada facendo se mantenere la settimana a Bratto presso la Casa Alpina, prevista per
5 elementare e medie dal 13 al 17 luglio.

Come?
Anzitutto nel rispetto delle distanze di sicurezza e utilizzando mascherine e dispositivi igienizzanti.
In gruppi di 7 o 10 ragazzi, coordinati da un maggiorenne e coadiuvati da 2 o 3 animatori tra i 14 e i
17 anni. Ogni attività seguirà questo schema, come prescritto dalle pubbliche autorità.

Cosa?
Proporremo giochi, laboratori, compiti, uscite, gite, testimonianze, tempo diversamente libero,
occasioni di rielaborazione leggera di questa epidemia, e altro ancora.

Dove?
All’Oratorio dell’Immacolata. Da qui raggiungeremo anche alcuni luoghi (più o meno vicini) della
nostra Città, di carattere culturale, sociale, caritativo, ricreativo e spirituale.
Gli spostamenti avverranno solo a piedi, perché fa bene al corpo e allo spirito.
Ci stiamo lavorando. E sembra allettante.

Quanto?
Il costo sarà in linea con quello dello scorso anno, ma a breve saremo più precisi. Di certo non
supererà i 50 euro a settimana (cui aggiungere gli eventuali pranzi).
La quota resterà invariata per l’intera o la mezza giornata.
Essa comprende l’accompagnamento qualificato di bambini e ragazzi, i materiali, la maglietta e il
cappellino, la merenda, l’assicurazione, le uscite e le gite (cioè tutto tranne l’anticipo dalle 8 alle 9 e
i pranzi).

Iscrizioni
Vi chiederemo di provvedere settimanalmente per costituire ogni settimana i nuovi gruppi.
Per iniziare è possibile iscriversi nella segreteria dell’oratorio nei giorni 8-9-10-11-12 giugno dalle 16
alle 19.

L’Oratorio comincerà una graduale riapertura da mercoledì 3 giugno, dalle 16 alle 19.
Ricordiamo che potete contattare la segreteria allo 035248221 o all’indirizzo immacolata.bg@gmail.com, nonché rivolgervi a noi sacerdoti.

Rimanendo a disposizione per approfondire personalmente il progetto, vi proponiamo di affidare
insieme al Signore le nostre famiglie, la nostra città, il tempo che lui ci restituirà in grazia e fedeltà.

Con gratitudine,
don Gianni e don Nicola

Di |2020-06-08T11:39:18+02:0031/05/2020|CRE|0 Commenti

Commento alla Parola domenicale

09 settembre

XXIII domenica del tempo ordinario

Se nella prima lettura, profeticamente Isaia ha annunciato di avere coraggio e non temere perché il Signore avrebbe manifestato la sua vicinanza, ed in particolare l’avrebbe fatto donando vista, udito, forza di camminare, parola… ecco che nel brano di Vangelo, Gesù si manifesta al popolo proprio come la concretizzazione di questa profezia donando udito e parola al sordomuto.

Sappiamo bene come sono collegate queste due funzioni fondamentali per la comunicazione: udito e parola. Gesù pronuncia quell’Effatà, proprio invocando il Padre in quello sguardo verso il cielo, perché renda possibile a quell’uomo tornare a comunicare con i suoi fratelli. Nell’ordine l’evangelista Marco ci sottolinea per due volte come l’udito venga prima della parola. Non credo si tratti di una sottolineatura medica… per cui uno non può pronunciare delle parole se non ha a sua volta sentito, appunto come si fa con i bambini, si parla continuamente a loro, non in attesa di una risposta, ma perché la parola udita possa pian piano prendere forma dentro di loro e manifestarsi a sua volta in suoni carichi di senso e, quindi, in capacità di comunicare.

Quello però che vale dal punto di vista fisico, nel nostro imparare a  parlare, ecco che si manifesta anche dal punto di vista della fede, infatti non possiamo rendere lode a Dio, non possiamo nemmeno chiamarlo Padre se prima non ascoltiamo il Figlio suo che ci insegna a fare questo. Il Vangelo di oggi, credo che ci inviti in maniera forte ad un ritorno ad ascoltare con abbondanza, senza stancarsi la Parola del Signore, lasciarci in qualche modo riempire, inzuppare della sua parola, affinché anche le nostre parole pronunciate siano a loro volta cariche della nostra fede, cariche di lui… un po’ come un biscotto inzuppato che quando lo sollevi dal latte rilascia un po’ del liquido di cui si è riempito… così sia la nostra fede, la nostra vita, il nostro cuore… un biscotto che nella liturgia domenicale o quotidiana, nell’ascolto della Parola si lascia inzuppare di Dio per rilasciare quanto ha ascoltato nei fratelli che incontriamo sul nostro cammino.

Ed ecco che un cuore pieno di Dio diventa capace anche di proclamare a tutti quanto è avvenuto e di diventare contagioso verso altri… nonostante la proibizione di Gesù, infatti tutta la folla stupita si mette a rendere lode a Dio per il suo aver fatto bene ogni cosa…

Chiediamo al Signore che ci renda in qualche modo contagiosi di bene, nei confronti di quanti incontriamo sul nostro cammino, lì dove la vita ci ha posto nelle nostre attività di ogni giorno, in famiglia, sul posto di lavoro, nei luoghi che frequentiamo nel tempo libero… perché come diceva la grande mistica Madeleine Delbrel, Fa’ che, come “fiammelle nelle stoppie”, corriamo per le vie della città, e fiancheggiamo le onde della folla, contagiosi di beatitudine, contagiosi della gioia.

– O –

Questo è in qualche modo il mio augurio e la mia consegna a me e a ciascuno di voi, nel proseguo del mio e del vostro cammino che si separa dal punto di vista del luogo, ma non dal punto di vista dell’orizzonte verso il quale tutti tendiamo, che è proprio Lui, il Signore. Mi auguro, in qualche modo, magari solo balbettato, magari solo abbozzato, di essere riuscito ad ascoltare io per primo la Parola del Signore e averla condivisa con voi, non solo con le parole pronunciate da questo luogo o in oratorio, ma con la vita, con l’impegno e l’ascolto, la dedizione e la cura che ho cercato di avere per tutti e per ciascuno. Nel chiedere scusa per quando in questo non sono riuscito, vi auguro che, al di là della mia persona, in qualche modo abbiate potuto intravedere il Signore e fare qualche passo verso di Lui. Vi auguro di continuare a camminare… lasciatemelo dire così, per riprendere l’immagine del biscotto… sbrodolando la vostra fede nelle strade di questa città.

Estrazione biglietti festa di S. Alessandro

Ecco i numeri estratti della sottoscrizione a premi.

1° – 0276 – Viaggio per 2 persone al pellegrinaggio parrocchiale, offerto da Ovet viaggi

2° – 1117 – Giorcollo in oro bianco 18 carati con diamanti naturali, offerto da Oreficeria Scaburri

3° – 0794 – Orecchini in argento e perle, offerto da Laboratorio gemmologico Spagnolo

4° – 1266 – Anello in argento 925 con pietra dura, offerto da Gioielleria La 52^ strada

5° – 1350 – Orologio III per il incursore Libano, offerto da Oreficeria Arnoldi

6° – 0883 – Braccialetto Sector, offerto da Oreficeria Arnoldi

7° – 1340- Orologio Tl tech Ita 15, offerto da Oreficeria Arnoldi

8° – 0125 – Set di pentole, offerto da Baldassare Agnelli

9° – 1629 – Buono per 2 persone, offerto da Ristorante Casanova

10° – 1184 – Casco moto, offerto da Natali moto

11° – 0844 – Tablet mediacom 9″ Android, offerto da Elettropoint

12° – 1196 – Occhiali Ray ban, offerto da Italian optic

13° – 0634 – Buono spesa 100 €, offerto da Conad

14° – 1425 – Buono spesa 50 €, offerto da Conad

15° – 1426 – Buono spesa 50 €, offerto da Lo spaccio del parmigiano

16° – 1929 – Buono spesa 30 €, offerto da Conad

17° – 1337 – Orologio Precision, offerto da Oreficeria Silvestri

18° – 1524 – Kit profumi Roger & Gallet Paris, offerto da Farmacia Sella

 

I premi possono essere ritirati entro 30 giorni presso la segreteria parrocchiale.

Per informazioni 035249696

Di |2018-09-02T21:51:47+02:0002/09/2018|Senza categoria|0 Commenti

Commento alla Parola domenicale

02 settembre

XXII domenica del tempo ordinario

Se appartenere ad una religione, fin dall’antichità ha significato fare alcune cose ad esempio riti, comportamenti che identificavano in un gruppo; oppure non fare altre cose, limitazioni all’azione proprio per rispettare i dettami della religione stessa; quando abbiamo a che fare con Gesù, queste dinamiche decadono. Certo, è più facile identificare l’essere cristiani, con l’appartenere ad una religione e ad una confessione ben precisa: cristiani cattolici, ma Gesù ci chiede non di appartenere ad una religione ma in un certo senso di appartenere a lui, di diventare suoi amici, suoi discepoli.

Non è quindi una questione di esteriorità di pratiche… certo che servono anche quelle, ma il problema è dove si posiziona il tuo cuore. Per riprendere la citazione di Isaia che Marco pone sulle labbra di Gesù, è più facile onorare con le labbra che seguire con il cuore. Quanto ce ne accorgiamo anche nella nostra vita quotidiana: è più facile assecondare una persona con le parole che stargli vicino veramente con il cuore. Il nostro cuore, infatti, si presenta come un organo un po’ ribelle perché, spesso, non viaggia in armonia con la nostra mente. Quante volte ci capita di non riuscire a fare seriamente e con coerenza, qualcosa che razionalmente ci sembra la cosa giusta da fare… se non fosse così, tutti i comportamenti che potremmo definire a rischio svanirebbero in un istante… se cuore e mente fossero in sintonia, metterei a rischio la mia salute con fumo, droga, alcol, velocità o mancato rispetto del codice della strada… quante volte uno cerca di autoconvincersi della necessità di correggere certi comportamenti ma dopo qualche giorno rinuncia… il cuore non era allineato con la mente. Gesù ce lo dice anche riguardo al nostro diventare suoi discepoli. Le opere esteriori, le possiamo paragonare alle scelte della mente, possono essere solo dei gesti che vengono posti in essere per sentirci a posto. Ma a lui interessa dove risiede il nostro cuore. Solo se il nostro cuore è lì dove sono i nostri gesti, allora anche il gesto assume valore e senso, se il nostro cuore l’abbiamo lasciato sul sagrato, o a casa spaparanzato sul divano o a vedere la partita, forse anche noi rischiamo di cadere nel tranello di scribi e farisei.

Chiediamo al Signore la grazia di amarlo con tutto il cuore, di porre il nostro cuore vicino al suo, di porre il cuore in tutto quanto facciamo, in tutti i gesti anche religiosi che compiamo, allora non saranno gesti scaramantici o per tenere buono un dio lunatico o per quietare la nostra coscienza ma saranno la ricerca di una relazione profonda con il nostro creatore, colui che ci ama più di quanto noi non sappiamo fare con noi stessi.

Commento alla Parola domenicale

26 agosto

Solennità patronale di S. Alessandro

1° giorno triduo preparazione a S. Alessandro

Umiltà e umiliazione

Ho pensato di seguire, per le omelie di questi 3 giorni in preparazione alla nostra festa patronale, lo stesso tema che è stato scelto insieme alla città, così da comporre un tutt’uno che in qualche modo possa aiutare ciascuno a trovare la propria dimensione. Se la città parte da alcuni personaggi di rilievo per ricercare attraverso la loro biografia i tratti dell’umiltà, io in queste sere proverò a delinearne qualche caratteristica partendo dai brani che la liturgia ci offrirà, facendomi aiutare anche da alcune parole pronunciate in diverse occasioni da papa Francesco e cercando di comprendere come ci portano alla figura di S. Alessandro.

Questa sera, il brano di Vangelo ci parla di quel chicco di grano che solo morendo può produrre frutto. Se pensiamo al grano, quanto sono belli i campi quando il grano è maturo, anche gli artisti spesso sono rimasti affascinati dalle distese di grano maturo, pronto per la mietitura… uno fra tutti possiamo pensare il grande Van Gogh che ha dipinto tele su tele con questo soggetto… eppure Gesù, nel vangelo non si sofferma sulla bellezza della spiga, sul profumo del grano maturo, non ci dice quanto è slanciato lo stelo del grano; a lui interessa che quel chicco di grano cada in terra e che una volta a terra muoia… la dinamica dell’umiltà, non è questione di immagine, di look, di fama e notorietà, l’umiltà è difficile sperimentarla, prevederla e testimoniarla mentre sei sulla cresta dell’onda, mentre tutti parlano bene di te, quando sei acclamato, quando puoi dimostrare le tue capacità e le tue migliori doti o qualità…

La virtù dell’umiltà è una virtù che costa piuttosto cara, perché si può manifestare, come per il chicco di grano, solo quando cadi a terra, quando lasci cadere tutte le maschere e le barriere difensive che ti sei costruito per far sì che gli altri incontrino l’immagine di te che tu vuoi restituire loro… l’umiltà, papa Francesco ce lo ricorda in una delle sue meditazioni mattutine in S. Marta: «Qualcuno crede che essere umile è essere educato, cortese, chiudere gli occhi nella preghiera…», avere una sorta di «faccia di immaginetta». Invece «no, essere umile non è quello». «C’è un segno, un segnale, l’unico: accettare le umiliazioni. L’umiltà senza umiliazioni non è umiltà. Umile è quell’uomo, quella donna, che è capace di sopportare le umiliazioni come le ha sopportate Gesù, l’umiliato, il grande umiliato». Il cristiano è chiamato ad accettare «l’umiliazione della croce», come Gesù che «è stato capace di custodire il germoglio, custodire la crescita, custodire lo Spirito».

È proprio ciò che fa il chicco di grano che viene umiliato cadendo a terra, che vive l’esperienza della croce, cioè della morte, eppure proprio da quell’esperienza di umiliazione emerge la vita, il suo essere capace di generare, non di tenere per sé l’esistenza ma di metterla a disposizione perché anche altri possano vivere e diventare credenti, capaci a loro volta di portare la croce.

S. Alessandro nostro patrono ha vissuto l’esperienza dell’umiliazione, della morte, ha professato fino in fondo la sua fede nel Signore e proprio questo l’ha portato alla condanna. Un’esperienza di umiliazione perché lui, che era vessillifero della legione Tebea, si è trovato a dover fuggire e nascondersi più volte per scampare alla morte e, credo, che per un militare questa sia proprio una delle umiliazioni più forti, eppure proprio in questa umiliazione accettata ed accolta con umiltà ecco che Alessandro è stato testimone nei confronti di tante persone della sua epoca, nel suo essere nascosto nella nostra terra, ecco che ha potuto incontrare diverse persone ed annunciare loro il Dio di Gesù Cristo ed aiutarli ad arrivare alla fede.

Chiediamo al Signore che anche la nostra fede, segnata dalle umiliazioni che la vita ci pone sul nostro cammino, diventi sempre più forte, capace di testimoniare con gioia e coraggio ai più piccoli del nostro tempo, la bellezza di essere cristiani e di affidarci con umiltà al Signore della storia e della nostra vita.

 

 

2° giorno triduo preparazione a S. Alessandro

Umiltà è fare posto

Se ieri sera abbiamo riletto il tema dell’umiltà accostandolo a quello dell’umiliazione e, quindi della morte del chicco di grano, segno della croce di Cristo dalla quale non possiamo tirarci indietro se vogliamo definirci cristiani, ecco che questa sera, San Bartolomeo o Natanaele di Cana di Galilea, come lo chiama il Vangelo, ci aiuta a comprendere che umiltà vuol dire farsi da parte.

Con questa affermazione non si intende il cercare di nascondersi per esimersi dal fare la propria parte nella comunità, ma l’esperienza del valore dell’umiltà passa dal riconoscere che il centro non sono io. Per utilizzare locuzioni di gergo comune vivo l’umiltà se riconosco che io non sono “l’ombelico del mondo”, che il mondo non “ruota intorno a me” e nemmeno è “costruito intorno a me”.

In un’epoca nella quale la componente dell’individualismo e dell’affermazione dell’individualità e dell’assolutizzazione del sé, ecco che il vangelo e la virtù dell’umiltà ci riportano a porre un altro al centro della nostra vita, della nostra storia, della nostra comunità.

È quanto ha sperimentato Natanaele, quando è passato dal riconoscere solo il proprio punto di vista, secondo cui nulla di buono poteva venire da Nazareth, al fare spazio nella sua mente e nel suo cuore alla presenza di Gesù e al fatto che il Maestro di Nazareth si presentava proprio come uno che aveva qualcosa e qualcosa di buono da dire e da offrire proprio alla sua vita.

Papa Francesco ha riassunto in un breve motto questo in un suo Angelus: “l’umiltà è come un vuoto che lascia posto a Dio”. Se il mio cuore, se la mia vita è tutta e solo centrata su di me, se io sono il solo protagonista della mia storia, quasi come se si trattasse di un monologo o di un teatro dove tutti gli altri sono semplici comparse, non sperimento la virtù dell’umiltà perché tutto parte e torna su di me, perché sono l’unico discrimine della mia esistenza. Proprio come all’inizio stava rischiando di fare il povero Natanaele. Umiltà, invece è lasciarsi condurre anche da un altro, da Filippo che porta Bartolomeo da Gesù, per poi accorgerci che l’latro a cui veniamo portati è in grado di andare molto più in profondità della mia vita di quanto non sia in grado di fare io stesso.

Quanto spazio occupiamo noi in noi stessi, spesso siamo rigonfi di noi stessi, non abbiamo posto per gli altri, figuriamoci per il Signore… magari gli ritagliamo qualche momento della nostra esistenza, ma quanta parte del nostro cuore possiamo dire essere pronta per accogliere lui? S.Alessandro è stato disposto a mettere da parte tutto sé stesso, le sue ambizioni, le sue scelte, la sua vita perfino proprio in nome del Signore.

In un’epoca di persecuzioni nei confronti dei cristiani, non ha taciuto la sua fede, non ha fatto finta di sacrificare sull’altare che era stato eretto, ma ha continuato a proclamare la sua fede nel Dio di Gesù Cristo, anche se sapeva che questo gli sarebbe costato la vita.

In oltre mi vien da dire che se S. Alessandro ha vissuto la dimensione dell’umiltà da vivo, non ha smesso di sperimentarla anche da morto, quando per permettere la costruzione delle mura venete si è proceduto all’abbattimento del luogo che ne conservava le spoglie mortali e ricordava la sua sepoltura.

Possiamo dire che anche da morto S. Alessandro ha continuato a far spazio a Dio, facendo spazio alle esigenze che emergevano da parte della società dell’epoca, il Signore ci insegni a fargli spazio all’interno della nostra società, riconoscendo a cosa ci chiama da cittadini concreti di una comunità e di una nazione concreta, in un’epoca ben precisa… il nostro essere cristiani non ci illuda di essere fuori dalla società ma ci porti proprio a stare dentro la società di oggi dando il giusto spazio e posto a ciascuno e riconoscendo che solo dando un posto adeguato al Signore, allora è possibile che anche i fratelli trovino uno spazio di dialogo perché nessuno si sentirà il centro del mondo, ma tutti convergeranno lo sguardo a riconoscere quel cielo aperto, quell’assaggio di paradiso qui su questa terra.

 

3° giorno triduo preparazione e festa di S. Alessandro

Umiltà è lasciarsi scegliere

In questa serie di riflessioni intorno al tema dell’umiltà, partendo dal brano di vangelo di oggi, vorrei soffermarmi sul fatto che umiltà, in qualche modo, vuol dire lasciarsi scegliere. Se abbiamo visto nelle scorse sere che umiltà viaggia per forza insieme alle umiliazioni e che necessita di fare spazio ad un altro ed in particolare al Signore nella nostra vita, ecco che oggi, festa di S. Alessandro scopriamo che Gesù stesso ci chiede di lasciarci scegliere da lui… “non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”.

Nella nostra vita lo scegliere e il soffermarci su ciò che preferiamo, su ciò che asseconda i nostri gusti e desideri è un’attività che facciamo fin da quando siamo bambini e se qualcuno ha a che fare con qualche bambino piccolo chissà quante volte al giorno pronuncia frasi del tipo “cosa vuoi?”, “cosa preferisci?”, “scegli pure quello che vuoi?”… scegliere è ciò che ci identifica, ciò che ci dona la nostra personalità e ci distingue dagli altri: ciò che scelgo io non è ciò che sceglierebbe il mio vicino di casa o i miei figli o addirittura mia moglie o mio marito… scegliere una cosa vuol dire lasciarne altre, vuol dire che non posso ottenere tutto ma devo selezionare qualcosa, quindi il mio cuore e la mia testa si mettono in modo per selezionare cosa meglio risponde alle mie esigenze e ai miei gusti.

Eppure se pensiamo al Signore, non siamo noi ad averlo scelto ma è lui ad aver scelto noi, ad aver posato il suo sguardo per primo su ciascuno di noi, fosse anche solo per il fatto che per la maggioranza di noi, probabilmente il battesimo è stato un dono che i nostri genitori hanno chiesto per noi quando ancora non eravamo in grado di parlare o decidere, ma anche per chi riceve il battesimo nell’età adulta, non è lui a scegliere il Dio di Gesù Cristo, ma è sempre il Signore ad agire per primo, ad arrivare a toccare il cuore, a fare breccia dentro di lui facendo in modo di smuovere il suo cuore percependo di essere amato infinitamente e gratuitamente da Dio.

Quanta pace e gioia ci può dare il riconoscerci scelti dal Signore, eppure affinché questi sentimenti trovino spazio in noi, è necessario sperimentare la dimensione dell’umiltà, mettere da parte l’arroganza di voler essere noi a scegliere, a decidere… per lasciare che sia lui a sceglierci e costituirci, offrendoci un mandato, un impegno, un compito all’interno di questo nostro mondo, affinché possiamo diventare testimoni dell’amore del Padre per ogni uomo.

È quanto ha fatto Alessandro in prima persona. Non è lui ad aver scelto Gesù, nemmeno ad aver scelto come offrire la sua vita per testimoniare la sua fede nel Signore. Alessandro si è sentito scelto per portare proprio come il vessillo del quale era incaricato per la legione Tebea, di portare la testimonianza della fede nel Signore Gesù, la sua coerenza e costanza gli hanno permesso di manifestare anche davanti agli accusatori che il suo cuore era disposto a professare un’unica fede e Dio lo ha scelto perché attraversasse l’Adda e venisse in terra bergamasca per annunciare in quegli ultimi momenti della sua vita la gioia del Vangelo, una gioia non facile, non immediata, non a basso costo, ma una gioia sofferta, sudata, perché aveva come costo la vita.

Alessandro è stato umile e si è lasciato scegliere dal Signore che ne ha fatto un suo strumento per portare la fede fino a noi, oggi. Il Signore, per mezzo della Chiesa, infatti, ha scelto Alessandro come patrono della nostra parrocchia, della nostra città e della nostra diocesi. Quanta umiltà anche in questo, non un santo conosciuto in tutto il mondo, non un santo che ha fatto grandi cose, non un santo ricordato in un periodo dell’anno nel quale le attività pastorali fanno sì che le famiglie siano presenti e possano riconoscerlo… un santo umile anche nella sua santità, un santo locale, poco conosciuto fuori di Bergamo, un santo che ha annunciato più con la sua passione e morte che non con la sua vita, un santo che corre il rischio di passare in sordina nelle nostre attività. Ci aiuti il Signore a coltivare come Alessandro la nostra umiltà, ponendoci al servizio di quanti ci stanno vicini, riconoscendo che in questo modo lasciamo che sia il Signore a sceglierci e a indicarci il modo di essere, oggi, suoi testimoni.

Commento alla Parola domenicale

19 agosto

XX domenica del tempo ordinario

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Se il pane nutre il nostro corpo e, insieme agli altri alimenti e bevande non possiamo farne a meno se vogliamo vivere, crescere ed essere sani, per la nostra anima possiamo dire che funziona un po’ allo stesso modo. Un vecchio modo di dire dei nostri nonni affermava che il sacco vuoto non sta in piedi… quanta saggezza in parole così semplici… prendendo da un’immagine allora assolutamente comune, vi rileggevano la condizione fisica dell’uomo, che proprio come un sacco ha bisogno di essere riempito, di avere nutrimento dentro di sé per stare in piedi, per non essere fiacco, per non correre il rischio di ammalarsi.

Se siamo tutti bravi, ormai, di prenderci cura del nostro corpo ricorrendo agli alimenti più sani, a diete equilibrate, cercando di apportare al nostro organismo quegli elementi nutritivi indispensabili… quanto corriamo il rischio, dall’altra parte, di dimenticarci che anche il nostro spirito ha bisogno di nutrimento, di essere alimentato per non perdere di vigore, di dinamismo, per non vivere una vita spirituale fiacca e spenta.

Gesù in quest’ulteriore approfondimento del suo discorso sul pane di vita, si presenta a noi, proprio come il nutrimento per la vita eterna. Un nutrimento che è puro dono… è lui infatti che ci offre la sua carne e il suo sangue, ci regala la possibilità della vita eterna. Si tratta però di un dinamismo diverso da quello che sperimentiamo biologicamente ogni volta che ci mettiamo a tavola… col il cibo materiale, infatti, ciascuno di noi mangia qualcosa che ha perso la vita, sia esso animale o vegetale, e il nostro corpo fa in modo di assorbire gli elementi indispensabili al mantenimento della nostra vita; per il Signore e il nutrimento della nostra anima, per mezzo dell’Eucarestia, il funzionamento è il contrario: anzitutto non si tratta di qualcosa di morto che noi ingeriamo, bensì di un pane vivo, è Lui vivente che noi riceviamo in quella particola ogni volta che veniamo a Messa, inoltre non siamo noi ad assimilare lui ma è lui a renderci sempre più simili a sé, se con la cena noi trasformiamo la pasta o l’insalata nel nostro corpo, con l’Eucarestia è Gesù a trasformaci nel suo corpo, in parte di Lui. Questo nutrimento ci offre la possibilità della vita eterna perché ci assimila all’autore della vita stessa.

Il Signore ci doni la grazia di avere sempre fame di Lui, di non illuderci che basti avere un corpo sazio per avere una vita sazia, che basti allungare di qualche giorno la nostra esistenza qui grazie ai progressi dell’epoca moderna, per poter dire di aver vissuto in pienezza la nostra esistenza. Lasciamo che lui infonda in noi, con la sua grazia, la vita vera, la vita eterna.

Commento alla Parola domenicale

12 agosto

XIX domenica del tempo ordinario

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Stiamo proseguendo nell’ascolto del discorso sul pane che Gesù ha fatto dopo la moltiplicazione di quei 5 pani. Potremmo dire che il brano di oggi ci porta a riflettere sul fatto che aderire al Signore, alla sua Parola, rendere vita vera il battesimo che ciascuno di noi ha ricevuto, non è questione di puro ragionamento, non è un’attività che potremmo definire intellettuale… la relazione con il Signore non coinvolge immediatamente o esclusivamente il nostro cervello, la nostra mente… ad essere coinvolto è in primo luogo il nostro cuore perché è lì che il Signore ci chiede di fargli posto.

Funziona come la dimensione dell’amore. Certo che l’innamoramento coinvolge a livello globale una persona, con tutto sé stesso: cuore, mente, corpo… guardate un adolescente o un giovane innamorato, come si suol dire “cotto”, tutto di lui cambia ed è coinvolto da quell’esperienza che di razionale, probabilmente, ha gran poco. Così è il nostro rapporto con Dio. Se andiamo a cercarne la razionalità, probabilmente, anche noi come i Giudei inizieremo a mormorare, a dire che quella cosa non è possibile, che l’altra cosa poteva essere fatta meglio… che eravamo sicuri che sarebbe successo questo e quest’altro… ma Gesù ci mette in guardia dal mormorare perché è un atteggiamento che rovina noi, quanti sono intorno a noi e la comunità intera. Rovina noi, perché nel momento stesso in cui inizio a mormorare mi allontano dalla verità e preferisco considerare solo un punto di vista (il mio) che non è di certo quello assoluto… rovino chi c’è intorno a me perché se è una persona intelligente prenderà le distanze dalla mormorazione e via via da me, se non è intelligente ma è una persona fragile, a sua volta cadrà nel trabocchetto della mormorazione… rovina la comunità perché la mormorazione funziona come una cesoia: è qualcosa che divide e allontana, genera, fatiche e amarezze perché si basa sulla menzogna.

Ma il Signore ci invita a riconoscere che la nostra relazione con lui parte da Lui stesso perché è lui che vuole attirarci a sé. Inoltre è una relazione di cuore, dove solo chi ha saputo ascoltare e lasciarsi istruire dal Signore ha scoperto la libertà di lasciarsi conquistare da lui, come l’innamorato che lasciandosi riempire il cuore dall’amata è così libero da lasciarsi conquistare da quell’amore.

Il Signore parli ancora oggi al nostro cuore, lo riempia di sé perché possiamo essere conquistati da lui, allora quel pane vivo che siamo qui a ricevere, sarà veramente pane di vita eterna, un pane che ci aiuta ad innalzare occhi e cuore verso il cielo per rendere grazie e riconoscere da chi ci giunge questo nutrimento vero.

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