Senza categoria

Home/Senza categoria

Commento alla Parola domenicale

11 giugno

Santissima Trinità

Leggi le letture di questa domenica

Dio ha tanto amato il mondo… Dio è fondamentalmente amore e questa domenica nella quale riconosciamo, professiamo e celebriamo il suo essere Trinità, ci riporta proprio all’essenza di Dio, come colui che ama e che vuole essere in relazione.

Una relazione anzitutto che si manifesta nelle 3 persone della SS. Trinità, così legate da essere un unico Dio, ma una relazione che non si vuole fermare… potremmo dire in cielo… ma che si vuole allargare a coinvolgere tutta l’umanità. Dio ha creato il mondo per amore, per entrare in relazione con noi ma, come ci ha ricordato la prima lettura noi siamo un popolo dalla dura cervice che commette colpe e peccati ecco che allora ha inviato il Figlio unigenito come dono di amore per il mondo, affinché il lui abbiamo la possibilità di trovare la salvezza.

Certo non è una salvezza calata dall’alto, che ci obbliga a credere o a ricambiare, ma proprio perché è amore, come ogni manifestazione di amore vero ha come caratteristica primaria quella della libertà. Possiamo scegliere in ogni momento di stare dalla parte di Dio o meno, di accoglierlo nella nostra vita, o di ritenerci autosufficienti, di tenere lo sguardo rivolto verso l’alto e illuminato da una speranza fondata sulla sua promessa di una vita eterna insieme con lui, oppure di avere uno sguardo un po’ più basso, che si ferma al qui ed ora, alle cose della terra, alle cose materiali che sembrano appagarci adesso, ritenendo che poi tutto finisce, che l’importante è stare bene qui… magari anche a scapito di chi mi sta accanto…

Dio non ci obbliga, non ci costringe a rivolgere verso di lui il suo amore… la sua salvezza è offerta a tutti, indistintamente, eppure troverà la possibilità di una concretezza solo in chi avrà creduto, portando proprio la libertà fino in fondo… Dio non ti obbligherà ad amarlo nemmeno quando questa vita terrena sarà terminata. La tua libertà è, come sempre del resto, una libertà chiamata ad essere responsabile… non costringerà a stare con lui chi liberamente ha deciso di non voler aver a che fare con lui.

E come possiamo riconoscere la grandezza di questa libertà che per amore ci viene posta fra le mani? È lo Spirito che abbiamo celebrato settimana scorsa, che ogni giorno ci aiuta, ci è posto come compagno di viaggio per aiutarci ad alzare lo sguardo a non fermarci alle cose terrene, ma a riconoscere quell’amore che ogni giorno ci avvolge e ci viene donato gratuitamente, anche quando magari non riusciamo a riconoscerlo o si sembra di essere soli in alcuni momenti di difficoltà… non siamo soli, apriamo il cuore a Dio e riconosceremo che davvero “tanto ha amato il mondo” e diremo “tanto hai amato me” e non potremo far altro che lodare la sua gloria.

Di |2017-06-11T08:58:07+02:0011/06/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

04 giugno

Pentecoste

Leggi le letture di questa domenica

Il brano di Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci riporta a quel primo giorno della settimana: alla sera di Pasqua. Gesù appare ai suoi discepoli chiusi nel cenacolo impauriti per il rischio che le autorità facciano fare anche a loro la stessa fine del Maestro.

La prima consegna che il Risorto fa alla comunità riunita è la Pace. Una pace interiore, spirituale. La Pace che sorge dal riconoscere che non è tutto finito, che la morte non ha vinto, che le autorità giudaiche non hanno avuto la meglio rispetto all’annuncio della Buona Novella. Gesù offre una pacificazione dell’anima, che non è il mettersi il cuore in pace di chi vive nella rassegnazione che tanto non c’è nulla da fare, ma la pace di chi riconosce che il bene e la vita ha vinto, che la morte è stata sconfitta, quindi qualunque cosa avvenga non ci può più schiacciare.

Certo non è qualcosa di umanamente facile e immediato, eppure quando riusciamo a consegnarci e affidare le nostre scelte, le nostre vite… perfino i nostri errori e fatiche nelle mani del Signore, ci accorgiamo che il nostro Spirito viaggia con una marcia in più, che non è qualcosa di nostro, non è una qualità umana di chi è particolarmente ottimista o illuso, ma è la grazia di Dio che si manifesta nel condurci per le strade del mondo e della nostra vita, accompagnati da lui.

E il Signore ci accompagna proprio per mezzo del dono dello Spirito Santo, quello spirito esalato dall’alto della croce e poi consegnato la sera di Pasqua ai discepoli e disceso il giorno di Pentecoste, come oggi stiamo celebrando. Questo Spirito è stato consegnato alla Chiesa, anzi ha fatto nascere la Chiesa e l’ha inviata nel mondo intero. Se dopo 2000 anni siamo ancora qui riuniti a celebrare l’Eucarestia, nonostante tutti gli sbagli e le imperfezioni dell’umanità è proprio perché lo Spirito ogni giorno soffia su di noi e ci conduce all’incontro più grande della nostra esistenza che è quello con il Padre Celeste. E la consegna fatta alla Chiesa è duplice: anzitutto andare… io mando voi. I discepoli sono chiamati a non restare chiusi nel cenacolo nelle loro sicurezze e comodità, ma sono chiamati ad andare ad annunciare il Signore Risorto a tutti gli uomini, così è per noi, siamo chiamati a portare Gesù nelle nostre vite, nelle relazioni di ogni giorno vissute nell’abbandono fiducioso a quella pace che il Signore ci ha offerto, relazioni vissute nel rispetto reciproco, nella fiducia, nella serenità… e nel perdono, ecco il secondo mandato. Noi siamo chiamati ad offrire il perdono dei peccati, non perché siamo bravi, non perché le cose dolorose non ci tocchino, non come se offrissimo qualcosa di nostro, ma offrire il perdono del Signore, proprio perché lui per primo l’ha offerto a noi, solo riconoscendoci perdonati possiamo essere capaci di perdonare.

Lo Spirito Santo guidi i nostri passi sui sentieri della nostra vita.

Di |2017-06-03T16:53:45+02:0004/06/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

28 maggio

Ascensione del Signore

Leggi le letture di questa domenica

Siamo saliti insieme con gli undici discepoli sul monte, come loro ci siamo fidati di quella Parola, di quella richiesta che ci ha raggiunto di re-incontrarlo lì dove tutto era cominciato. È bello e fonte di consolazione e di gioia, cogliere che quegli undici, sì si sono fidati di quella parola, eppure Matteo sottolinea che dubitarono.

Ad un primo colpo d’occhio, questo potrebbe scandalizzarci: ma come, proprio loro che erano stati con lui per ben 3 anni dubitano? E allora noi?… invece credo che questa pennellata di umanità che l’evangelista ha messo ci aiuti proprio a riconoscere come l’andare dietro a Gesù non è questione di aver capito tutto, di avere già le idee chiare, ma implica soprattutto una relazione da instaurare con lui. I discepoli, pur dubitando si sono mossi da Gerusalemme e sono tornati in Galilea per quell’amore che ha scaldato i loro cuori nel corso di quei tre anni, un amore che non è venuto meno e non si è spento nemmeno quando il Maestro tanto amato è stato catturato, messo in croce ed ucciso. Certo tutti ricordiamo che la paura l’ha fatta da padrone nel cuore dei discepoli in quel momento e chi non l’avrebbe avuta… eppure il loro cuore ormai è segnato da questa presenza di amore che ti rende veramente uomo fino in fondo e vanno sul monte, portando con sé tutti i dubbi, tutto il loro bagaglio di umanità… così è per ciascuno di noi, andiamo da Gesù portando tutto noi stessi, tutto quanto alberga nei nostri cuori, nelle nostre vite… non possiamo lasciarlo fuori dalla porta, non sarebbe giusto perché noi siamo fatti di tutto ciò che viviamo ogni giorno e tutto questo siamo chiamati a portare davanti al Signore…

Chi aspetta di non avere più dubbi, di aver capito tutto… non accoglierà mai la proposta del Signore di incontrarlo… mi chiedo infatti se c’è almeno una persona presente qui, ora, che possa dire di non aver nessun dubbio, di aver capito tutto, di essere pronto al 100% all’incontro faccia a faccia con Dio… non credo, siamo qui con la voglia di incontrarlo, di essere suoi amici, suoi discepoli, cercando di comprendere di domenica in domenica qualcosa di più del volto del Padre che Gesù è venuto a rivelarci e a mostrarci.

Ed ecco allora il mandato che Gesù affida a questi 11 che dubitano: andate, fate discepoli, battezzate e insegnate… ma come… erano pieni di dubbi… eppure proprio grazie a quei dubbi la grazia di Dio ha potuto agire nelle loro vite, allora anche ciascuno di noi, in un certo modo è chiamato ad andare, sì ad uscire al termine della Messa per andare nel mondo e lì annunciare con la propria vita, fatta di tanti gesti buoni ma anche di peccato e fragilità, andare e testimoniare che l’amore di Dio ti riempie la vita di gioia perché Dio non ti lascia mai solo, ma è con noi fino alla fine del mondo.

Di |2017-05-28T09:23:32+02:0028/05/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

21 maggio

VI domenica di Pasqua

Leggi le letture di questa domenica

Se mi amate. Questa domenica è caratterizzata dalla dimensione dell’amore. Amore ricevuto e amore donato.

Torna per ben 5 volte nel breve brano che abbiamo ascoltato, la dimensione dell’amore. Amare Dio, si manifesta nella vita di ogni giorno, dall’osservare i suoi comandamenti. Infatti potremmo interpretare i comandamenti come delle fredde imposizioni, come un’ulteriore legge al pari di quella statale che, semplicemente ci imponga di fare o non fare alcune cose. I comandamenti del Signore, però non ci sono stati consegnati con questo intento, ma sono la manifestazione concreta dell’amore che Dio ha rivolto all’umanità intera e, quindi, anche a ciascuno di noi. Avere a cuore, cioè portare nel cuore i comandamenti del Signore vuol dire fare spazio per Lui nella nostra vita, riconoscere che questi sono un dono che ci è stato posto fra le mani per la nostra gioia e per il nostro bene. L’osservare questi ci rende davvero uomini e donne vere, ci fa togliere le maschere ci apre ad una dimensione veramente umana e umanizzante… e come avviene per ogni dono, questo è la manifestazione concreta dell’amore di colui che ce lo consegna. Se così avviene per i doni che ci scambiamo umanamente, chiedendo loro di diventare segno di un legame di stima, di amicizia, di amore… tanto più per i doni che vengono da colui che è puro Amore con la “A” maiuscola.

Quanta pace, gioia e calore ci riempie il cuore il riconoscerci persone amate. Ebbene, se ci sentiamo così quando abbiamo qualcuno intorno che ci manifesta il suo amore, il cristiano ha una marcia in più perché sa di non essere mai solo ma di poter contare sempre sull’amore di Dio, un amore personale che Dio ti rivolge, ci rivolge. Un amore avvolgente, un amore che è segno di vicinanza, relazione. Non siamo soli, ma tutta la SS. Trinità è con noi ogni istante della nostra vita.

Gesù ha promesso che pregherà il Padre perché ci mandi lo Spirito della verità e rimanga per sempre con noi. La relazione con Dio è relazione di verità, nella quale siamo chiamati ad essere veri. Lì potremo riconoscere l’amore che il Padre e il Figlio suo ci rivolgono.

Si tratta di un amore personale, che ti guarda, ti conosce e ti riconosce per quello che sei, per ciò che porti dentro, sa di cosa hai bisogno, non come capriccio, ma quei bisogni veri, profondi, vitali. Sa che ciascuno di noi è diverso, proprio come un padre e una madre sanno che i loro figli hanno ciascuno delle necessità diverse e a quelle si fanno vicini.

Riconosciamoci amati dal Signore, sentiamo la sua vicinanza, il calore del suo amore riempia il nostro cuore e ci renda capaci a nostra volta di amare i nostri fratelli.

Di |2017-05-21T09:33:49+02:0021/05/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

07 maggio

IV domenica di Pasqua

Leggi le letture di questa domenica

Gesù si presenta a noi, quest’oggi, come il pastore delle pecore, colui che delle pecore si prende cura, le protegge, le conduce perché trovino acqua e cibo…

Colpisce molto la familiarità che traspare dal brano tra il pastore e le sue pecore… è una relazione molto stretta, bella, di fiducia e amore reciproci. Sì perché il pastore le conosce e le chiama ciascuna per nome, non sono un gruppo qualunque, ma le conosce, le ha rese parte della sua vita. Allo stesso tempo, le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce.

Sappiamo che, se Gesù è il pastore, noi siamo le pecore. Purtroppo l’immagine della pecora, oggi è intaccata dall’immagine negativa di chi segue la massa senza comprendere dove sta andando, senza scegliere ma assecondando quello che fanno tutti… la definizione di essere dei pecoroni…

Ma per un cristiano non è così… non siamo pecoroni perché non seguiamo ogni voce che ci raggiunge ma siamo chiamati ad ascoltare e riconoscere la voce del pastore. Questa è una voce diversa, è una voce carica di amore ma soprattutto è chiamata a diventare una voce sempre più conosciuta da parte di un cristiano. Gesù ci parla, ci rivolge la sua parola, una parola di vita… io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. Le pecore seguono quella voce perché hanno imparato ad ascoltarla, a riconoscere che non è una voce di perdizione ma la voce che conduce verso la vita.

Quanta fatica facciamo, a volte, a dare ascolto alla voce del Pastore della nostra vita, quante altre voci ci raggiungono nel corso di una settimana, voci che ci illudono di essere più degne di fiducia rispetto a quella del Pastore, eppure voci che non portano da nessuna parte perché non hanno a cuore la nostra vita, la nostra salvezza, bensì proprio come nell’immagine del ladro e del brigante, sono voci che ricercano il proprio interesse il proprio tornaconto, voci che illudono, che ammaliano, ma poi ti lasciano a mani vuote… ma soprattutto con il cuore vuoto.

Riconosciamo in Gesù il solo nel quale la nostra esistenza può trovare la salvezza, affidiamoci a lui. Chiediamo la grazia di avere un cuore capace di riconoscere la sua voce, perché si è reso familiare con Lui. Perché una voce sia riconoscibile in mezzo al frastuono di mille altre, bisogna averla ascoltata e riascoltata, averla fatta entrare nel nostro cuore oltre che nelle nostre orecchie. Così è per la Parola di Dio, per la voce del Pastore, proviamo ad aprire le orecchie del cuore e scopriremo che il Pastore della nostra vita ci cerca per il nostro bene e la nostra salvezza.

Di |2017-05-06T21:59:33+02:0007/05/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

30 aprile

III domenica di Pasqua

Leggi le letture di questa domenica

Se ne stanno andando, sì, quei due discepoli stanno lasciando dietro le loro spalle Gerusalemme e con lei tutta l’illusione del cammino fatto insieme a quel Maestro.

Camminano e discutono, o meglio, si dicono vicendevolmente i motivi della loro tristezza e delusione e li identificano in quei fatti avvenuti nei giorni precedenti e riguardanti la fine di Gesù. Possiamo immaginarceli, con il passo stanco, deluso, sguardo basso e triste, cuore spezzato… ma ecco che proprio nel momento della massima delusione e tristezza, proprio nel rifiuto di quella situazione si avvicina un viandante. Noi sappiamo essere Gesù, ma loro non erano in grado di riconoscerlo. Gesù li raggiunge proprio lì dove il loro cuore è deluso, spezzato, lì dove la fragilità e lo smarrimento sembrano avere la meglio, proprio in quel momento si fa loro e nostro compagno di viaggio. Non ci lascia soli, ma non ci obbliga nemmeno a tornare indietro, bensì ci accompagna e anche questo è straordinario della cura che manifesta e dimostra sempre verso ogni uomo: non appare dicendo ai discepoli tornate indietro, sono io… no! Anzitutto si fa compagno di viaggio, si pone accanto a loro. Certo non si manifesta compagno tenero, potremmo dire che non li coccola di certo nel loro dolore: li definisce stolti e lenti di cuore… eppure proprio partendo dal loro dolore li aiuta a rileggere tutto quanto è avvenuto. Suscita in loro il desiderio di ascoltare, di rileggere gli avvenimenti della croce alla luce della Parola di Dio, scalda il loro cuore con la fiamma della Parola.

Come cambiano le cose, anche le nostre chiusure e delusioni se lasciamo entrare la Parola di Dio, se le lasciamo illuminare e scaldare il nostro cuore… riconosciamoci accompagnati e non abbandonati, riconosciamo che lì dove il nostro passo si fa più stanco, più debole, ha il sapore della rinuncia e del tornare indietro, lì Gesù si fa nostro compagno di viaggio e ci chiede di smuovere il nostro cuore per lasciar agire la sua Parola in noi.

E questa parola è efficace al punto che i discepoli, giunti a destinazione non vogliono separarsi dal viandante che ha aperto loro il cuore e esprimono una delle richieste più belle “Resta con noi…” e proprio intorno a quella mensa lo riconoscono nel gesto dello spezzare il pane. La Parola ha preparato il cuore perché quel gesto avesse qualcosa da dire alla loro vita, è quanto facciamo ogni domenica qui alla Messa, la Parola che il Signore ci offre ci permette di riconoscerlo nello spezzare il Pane. Ed ecco che le loro gambe si rinfrancano perché il cuore ora arde di fede e di gioia e possono correre di nuovo a Gerusalemme dagli altri per portare la loro testimonianza e il loro annuncio.

Il Signore Gesù si faccia anche nostro compagno di viaggio nelle nostre stanchezze e debolezze, affinché riconoscendolo nello spezzare il Pane, possiamo che noi uscire di qui e, come diceva Madeleine Delbrel,

come “fiammelle nelle stoppie”,
corriamo per le vie della città,
e fiancheggiamo le onde della folla,
contagiosi di beatitudine,
contagiosi della gioia.

Di |2017-04-29T10:43:50+02:0030/04/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

23 aprile

II domenica di Pasqua (domenica della Divina Misericordia)

Leggi le letture di questa domenica

Segni, il Vangelo ci riporta alcuni dei segni compiuti da Gesù, questa è l’affermazione con la quale Giovanni conclude il brano che abbiamo appena ascoltato. Non sono dei segni fini a se stessi, ma hanno lo scopo di aiutare a credere proprio noi che non abbiamo una manifestazione tangibile del Maestro, noi che in fin dei conti possiamo proprio dire di rientrare nel numero di quelli che non hanno visto e hanno creduto, o almeno chiediamo ogni giorno al Signore di aiutarci sempre di più a credere, anche lì dove la nostra ragione non riesce ad arrivare o a comprendere.

Qual è, allora, il segno che quest’oggi Gesù ci consegna, non di certo o almeno, non solo, quello delle piaghe… infatti sono beati quelli che credono senza averle viste. Mi pare di scorgere che il segno autentico che Gesù pone è duplice. Anzitutto si tratta del segno di una gioia ritrovata. Infatti il brano inizia con una chiusura per timore, per paura, si apre alla gioia per l’incontro con il Risorto ed esplode nella beatitudine di coloro che credono pur senza averlo visto.

La gioia è proprio ciò che contraddistingue il cristiano, non la gioia della spensieratezza di chi vivendo con molta superficialità non è capace di dare valore alle cose o ai fatti e quindi vive con un perenne sorriso da ebete sulla faccia, ma la gioia di chi ha scoperto che la sua esistenza ha una direzione sicura, una meta che non è irraggiungibile ma si è fatta vicina a noi proprio perché Dio stesso si è fatto uno di noi, è morto ed è risorto per noi, aprendoci la via per la vita che non tramonta, per la vita piena e definitiva in lui. In questo quanta gioia ci possono offrire le piaghe, il riconoscere che il Risorto non ha cancellato i segni della passione, la croce non è stato un incidente di percorso ma è stata la via della nostra salvezza.

Il secondo segno che mi pare di scorgere è quello della formazione della comunità. Gesù appare nel giorno della Risurrezione ed 8 giorni dopo, potremmo dire che appare la domenica di Pasqua e la domenica successiva… cioè oggi. Ed appare alla comunità dei discepoli riuniti. È il Risorto che tiene insieme quella comunità così disastrata e sfaccettata, loro che erano tutti fuggiti tra il giovedì e il venerdì santo ecco che ora sono nuovamente radunati ed inviati dal Risorto ma con un aiuto in più: col dono dello Spirito Santo che riempie i loro cuori, che agisce e parla attraverso di loro.

È il Signore Risorto e lo Spirito Santo che ci radunano ogni domenica e ci costituiscono come comunità di discepoli, non solo per stare con lui, per ascoltare la sua Parola e nutrirci di Lui, ma per essere ogni volta inviati da lui, lì dove la nostra vita ci porta per essere lì dei testimoni di questa gioia e di questa comunità di fratelli nella quale il Signore ci ha costituiti. Chiediamo al Signore che questi segni si imprimano nella nostra vita e ci aiutino a credere, perché credendo possiamo avere, come promesso dall’Evangelista, la vita nel suo nome.

Di |2017-04-22T16:59:55+02:0023/04/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

16 aprile

Pasqua di Risurrezione

Leggi le letture di questa domenica

La quaresima è finita, oggi, giorno di Pasqua siamo qui a celebrare la Risurrezione di Gesù, eppure se abbiamo ascoltato bene il Vangelo di Giovanni non ci parla di lui, o meglio ci pone davanti alla sua assenza, a quella tomba rimasta vuota, potremmo quasi dire disabitata…

Chissà magari arrivando qui questa mattina ci saremmo aspettati di ascoltare di qualche apparizione, di qualche prodigio del Risorto, o magari saremmo stati curiosi di sapere un po’ meglio o un con un po’ più di precisione cosa sia avvenuto in quella mattina di quasi 2000 anni fa…

Invece notiamo questo fatto insieme strano eppur straordinario: questa assenza causa un movimento, non lascia fermi, ecco che la Maddalena che per prima quella mattina, va al sepolcro sembra andarci con passo lento, con molto dolore nel cuore e come quando sei particolarmente giù ecco che i passi sono lenti, quasi trascinati… parte al mattino presto ma non ha fretta. Eppure basta un colpo d’occhio, si accorge di quella pietra rotolata via ed ecco che le gambe le si rinvigoriscono eccola di corsa ad andare dai discepoli ad offrire loro l’annuncio più logico: hanno portato via il Signore… il più umanamente logico… un morto se cambia posto è perché qualcuno l’ha spostato.

Ed ecco Pietro e l’altro discepolo che non se lo fanno ripetere ed anche loro di corsa vanno verso il sepolcro e trovano effettivamente ciò che Maria ha detto loro…

Il tema di quest’ultima tappa del nostro cammino è la missione, sì quella corsa inaugurata da Maria Maddalena per portare l’annuncio che la tomba è rimasta vuota, non si è più fermata: ha contagiato i due discepoli e poi gli altri. Abbiamo inoltre ascoltato nella prima lettura Pietro che annuncia a tutti gli abitanti di Gerusalemme la Risurrezione di Gesù. E questa corsa ha proseguito in tutto il mondo e in tutte le epoche ed è giunta fino a noi.

A noi oggi spetta il compito di proseguire questa corsa, di dire a tutti che la tomba è vuota, che Gesù è Risorto, che Gesù ha vinto la morte.

La missione non dobbiamo confonderla con il partire verso qualche paese lontano, missione è anche vivere in mezzo alle nostre case, nella nostra famiglia, nella nostra classe, nel nostro posto di lavoro, con un cuore aperto, disponibile, accogliente, gioioso perché partecipe della gioia di aver incontrato qualcuno sul nostro cammino che ci ha testimoniato che il Signore è Risorto, ci ha fatto ingranare una marcia in più e con questa gioia nel cuore abbiamo iniziato a correre per annunciarlo a tutti.

Possa essere questa la nostra Pasqua: una corsa rinnovata per annunciare a tutto il mondo che la tomba vuota è il segno della nostra salvezza perché il Maestro ha vinto la morte. Buona Pasqua.

Di |2017-04-15T14:02:23+02:0016/04/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

09 aprile

Domenica delle Palme

Leggi le letture di questa domenica

La lettura della Passione del Signore ci porta a riflettere rispetto alla dimensione della fedeltà: mentre infatti da un lato si vede un’umanità infedele, perché tutti, in qualche modo, si allontanano dal Cristo, da quel Maestro acclamato nel suo ingresso a Gerusalemme. Sia le folle, sia i discepoli… in modi diversi non riescono ad essere fedeli a Gesù e alla sua parola.

Invece il Figlio di Dio si presenta a noi come l’unico fedele fino in fondo, come l’unico disponibile ad accogliere la volontà del Padre anche quando questa è scomoda, anche quando è faticosa, anche lì dove chiede la vita stessa a favore di questa umanità infedele.

Nella settimana santa, che con oggi ha inizio chiediamo al Signore il dono della fedeltà, della grazia di saperci abbandonare con fiducia tra le sue braccia per riconoscere la grandezza del suo amore, anche quando questo assume forme diverse da quelle tanto comode che vorremmo incontrare.

Di |2017-04-09T14:18:15+02:0009/04/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

02 aprile

V domenica di Quaresima

Leggi le letture di questa domenica

Se tu fossi stato qui… la frase che le due sorelle dicono a Gesù ha un po’ il sapore del rimprovero nei confronti non tanto del maestro che fa i miracoli, ma di quell’amico che nel momento della sofferenza e del bisogno di quella famiglia non è stato presente, è rimasto lontano… e chissà quante volte anche nella nostra vita un pensiero di questo genere ci è balenato nella testa o per noi o per i nostri cari… Gesù, se tu fossi stato qui nel momento della mia sofferenza, del mio bisogno, o del bisogno di quel mio amico o parente…

Eppure non possiamo fermarci qui, Marta infatti gli dice che continua ancora a confidare in lui, in quel suo legame straordinario con il Padre. Marta ha sì sentito una distanza fisica, eppure riconosce una vicinanza di Gesù alla sua vita, riconosce che quel legame è ancora vivo, è un legame buono.

Marta e Maria vivono nella speranza della risurrezione finale, la stessa speranza di Israele ma Gesù viene a porre un annuncio nuovo, mai sentito, è l’inedito di Dio… “io sono la risurrezione e la vita”. In lui c’è la vita vera, la vita piena, quella vita che non avrà fine, non nel senso della vita fisica, ma lui ci apre le porte per un’esistenza vissuta fino in fondo. Gesù ridona la vita a Lazzaro: invoca il Padre perché conceda nuova vita a quel suo amico. Certo la vita di Lazzaro non sarà ancora la vita eterna, ma sarà il segno posto da Gesù di questa vita che è venuto a donare ad ogni uomo.

Gesù chiede a quella gente di togliere la pietra, di fidarsi della sua parola e di compiere quel gesto tanto strano. Chiede anche a ciascuno di noi di togliere la pietra che c’è sui nostri cuori, ci chiede di aprirci affinché la sua parola di salvezza possa giungere alla nostra vita, ci possa offrire la vita piena, la vita vera.

Ci stiamo avvicinando alla Pasqua che sarà proprio il coronamento di questo: quello strumento di tortura e di morte, la croce, si trasformerà in albero di vita, proprio da quella croce giungerà per ciascuno di noi la possibilità della salvezza. I battezzati guardano la croce non con lo sguardo atterrito di chi vede in questo uno strumento di morte, ma per ciascuno di noi è motivo di gioia e di riconoscenza, la croce è il segno proprio di quella morte atroce che è stata sconfitta.

Sia questa la grazia che chiediamo per questa settimana, di venir fuori dalle nostre morti quotidiane che sono i nostri peccati per lasciarci avvolgere dalla salvezza di Gesù per una vita vissuta nella sua grazia.

Di |2017-04-02T09:52:39+02:0002/04/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale
Torna in cima