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Commento alla Parola

26 agosto

Solennità patronale di S. Alessandro

Se osserverete i miei comandamenti… sì, ma quali? Potremmo tentare di obiettare… che vi amiate gli uni gli altri… di nuovo potremmo esitare dicendo, cosa vuol dire amarci gli uni gli altri, in che modo, in quale misura? Come io vi ho amati.

La misura dell’amore che il Signore ci chiede è l’amore con cui lui ha amato ogni uomo e donna su questa terra, buono o non buono (anche perché uno solo è buono dirà in un altro passo), fedele o traballante nella fede, coerente o fragile, proteso in avanti o zavorrato nell’incapacità di muoversi ed avanzare… il Signore ha amato tutti e l’ha dimostrato con la sua morte in croce a vantaggio dell’intera umanità che, proprio in quel momento stava dicendo il suo rifiuto di tanto amore.

Se questa è la misura dell’amore che Dio ha riversato sull’umanità, allora questa risulta essere anche la consegna che fa a noi con questo brano… non è il mandato ad un semplice, ingenuo ed irenico vogliamoci bene, non disturbiamoci a vicenda così che ognuno viva tranquillo la propria esistenza senza entrare in contatto con gli altri, tutt’altro… la fede nel Signore si manifesta proprio nella comunità dei credenti che si incontra e raduna intorno alla duplice mensa del suo Corpo e del suo Sangue e da lì, avendo instaurato una fraternità che va al di là dell’umano, perché fondata, sostenuta ed alimentata da Colui che è la fonte dell’amore e della fraternità, diviene capace di portarla fuori dalla celebrazione, nella vita di ogni giorno.

Allora sì, diventeremo capaci di dare la vita per i nostri amici… ma non inteso nella forma di quelli che mi vanno a genio, che mi dicono sempre di sì, che mi dicono che sono il più bravo… questi non sono gli amici identificati nel Vangelo, sono amici invece coloro che, come noi, con le fatiche che fa anche ciascuno di noi, cercano di dare un volto a quella fede che vivono ogni giorno, una fede che non può rimanere racchiusa in queste pur solenni e ricche mura, ma che deve tradursi in impegno concreto perché il Vangelo diventi stile di vita per l’intera comunità.

Alessandro nostro patrono non si è tirato indietro rispetto alla dimensione della testimonianza, non si è chiuso in un’intimità di preghiera nascosta per non esporsi, ha testimoniato la sua fede nel Dio di Gesù Cristo, dal suo martirio, dal suo sangue sono germogliati dei fiori, possiamo dire di essere noi, sono tutti i cristiani della nostra parrocchia, della nostra città e diocesi.

La caratteristica dei fiori è quella di spandere profumo e di essere fecondi con il loro polline. Il Signore, per intercessione di S. Alessandro ci sostenga nel nostro spandere profumo verso quanti incontriamo e nel nostro essere ancora oggi una comunità capace di essere feconda e di aprire il proprio sguardo al di là delle mura della propria abitazione ma riconoscendo come essenziale nel nostro dirci cristiani, l’aprirci ad una dimensione di testimonianza concreta, fraterna, caritativa, educativa… capace di accogliere e sostenere le nuove generazioni non perché replichino quanto abbiamo vissuto noi, ma affinché scoprano e alimentino il loro essere cristiani, oggi, in questa società e in questa comunità… non possiamo lasciarli soli, solo così la nostra vita porterà davvero frutto come quella di S. Alessandro.

Di |2017-08-25T11:10:27+02:0025/08/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola

Commento alla Parola domenicale

20 agosto

XX domenica del tempo Ordinario

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Certamente suscita in noi molta tenerezza e compassione il grido di questa donna, di questa madre Cananea e molto probabilmente Gesù non ci si presenta di primo acchito propriamente educato, disponibile, simpatico… chissà quante chiacchiere susciterebbe oggi un atteggiamento simile e il dubbio è anche se queste chiacchiere sarebbero capaci di trasformare le persone, come lo è stata la risposta di Gesù e la capacità di accoglierla di quella donna.

Sì perché in fin dei conti potremmo dire che oggi abbiamo ascoltato un duplice miracolo, non solo quello della guarigione della figlia tormentata dal demonio, ma anche quello della guarigione – potremmo dire – degli occhi del cuore di quella madre.

Il brano infatti parte presentandoci una situazione al di fuori del popolo di Israele e una donna che non crede nel Dio di Israele ma che probabilmente ha sentito parlare di Gesù come di un profeta taumaturgo, capace di operare dei miracoli di guarigione e, potremmo dire, si getta a capo fitto su di lui sperando di ottenere semplicemente quel servizio che a lei sta tanto a cuore, ma senza che questo in qualche modo abbia qualcosa da dire alla sua vita.

Ma la presenza di Gesù non è nella direzione del fare i miracoli… ormai è la terza domenica di fila che ci ripetiamo questo: Gesù non è un populista che cerca di attirare le folle con gesti eclatanti, i suoi gesti sono posti in quanto sono chiamati a suscitare o risvegliare la fede nel cuore di quanti li ricevono o vi entrano in contatto.

Ecco quindi che all’inizio Gesù si tira indietro, affinché la donna trovi la possibilità di fare un passo avanti nella sua fede. Se Gesù avesse schioccato le dita rispondendo immediatamente con un prodigio a quella richiesta non avrebbe mostrato nulla di diverso rispetto a qualunque mercante… non offriva prodotti ma medicamenti prodigiosi che a richiesta potevano essere somministrati… invece proprio la ritrosia del Maestro permette alla donna di guardare oltre, di andare al di là della necessità contingente della guarigione della figlia e di fare quel passo di fede.

L’immagine del cagnolino a noi da un lato sembra un’offesa forte, dall’altro lato magari ci sembra un onore visto come sta evolvendo la nostra cultura… ma nel brano il cagnolino è ben diverso dal figlio, eppure la donna riconosce che anche il cagnolino è oggetto di cura da parte del suo padrone, pur non sedendo a tavola e non nutrendosi come il resto della famiglia… la donna si appella a quella cura da parte di Dio, si riconosce sua creatura e chiede a Gesù di non abbandonarla, non più come il taumaturgo prodigioso ma come colui che manifesta proprio questa cura del Padre.

Il Signore ci aiuti a riconoscerci ogni giorno oggetto di cura da parte del Padre e a cogliere che anche le piccole briciole sono via di salvezza.

Di |2017-08-18T20:27:27+02:0019/08/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Variazioni nella catechesi dei ragazzi

Piccoli frutti di cambiamento…

grazie alle risposte al questionario

Nell’ultimo bollettino abbiamo presentato il questionario che è stato rivolto a tutte le famiglie che negli ultimi anni, in qualche modo, sono entrate in contatto con la realtà del nostro oratorio. Sono giunte diverse risposte tutte interessanti e, come equipe educativa abbiamo iniziato ad analizzarle e a cercare di comprendere in quali direzioni sia importante muoversi.

La prima direzione importante ci è sembrata quella della catechesi che è certamente il momento di maggior presenza di ragazzi nel corso di ogni settimana. Se questo da un lato è una cosa bellissima, dall’altro lato, per diverse famiglie risulta inserita in un contesto piuttosto caotico perché 160 ragazzini presenti al giovedì e 120 al venerdì che entrano ed escono in contemporanea sembrano dare più l’idea di un caos che non di una comunità che si ritrova. Per questa ragione, dopo aver analizzato la questione come equipe, abbiamo sottoposto la questione alle catechiste che, in prima persona, ogni settimana si trovano a vivere questo momento frenetico nei cortili dell’oratorio.

Anche da parte delle stesse catechiste è stato notato come i numeri rendano poco agevole la possibilità di un incontro diretto con le famiglie stesse all’uscita al punto, in alcuni casi, di arrivare a conoscere i genitori solo nei momenti salienti del cammino o in occasione delle esperienze residenziali.

Abbiamo allora concretizzato una nuova proposta di strutturazione dell’itinerario catechistico che avrà bisogno di un biennio per poter arrivare “a regime”… Con ottobre inizierà un anno di transizione che non comporterà modifiche per quanti hanno già iniziato il percorso catechistico negli anni precedenti. Invece, sempre da ottobre, per i ragazzi che inizieranno il cammino in 2^ elementare il giorno non sarà più il giovedì bensì il mercoledì. Si tratta solo di un anno transitorio nel quale questo gruppo sarà da solo, l’anno successivo infatti sarà affiancato sempre al mercoledì dal nuovo gruppo entrante, mentre nessuno dei gruppi già costituiti cambierà giorno.

Per essere molto schematici e poter essere chiari questa sarà l’articolazione nei prossimi due anni:

Anno catechistico Mercoledì Giovedì Venerdì

2017-2018


2^


3^ e 4^


5^, 1^ e 2^ media


2018-2019


2^-3^


4^ e 5^


1^ e 2^ media

 

Facendo in questo modo, con l’inizio dell’anno catechistico 2018-19 avremo una redistribuzione dei ragazzi con numeri che rendano a dimensione più familiare e vivibile anche il momento informale dell’accoglienza e del saluto al termine dell’incontro ed inoltre l’oratorio sarà “vivo” per la presenza dei ragazzi un pomeriggio in più, dando anche ai ragazzi una possibilità maggiore di svago e di fraternità non avendo sovraccaricate le strutture ma lasciando a tutti la possibilità di giocare liberamente.

Questo passaggio graduale fa sì, ci auguriamo di non sconvolgere le attese di nessuno non andando a toccare i gruppi che già sono in cammino ma inserendo l’elemento di novità per coloro che si trovano ad iniziare.

Sappiamo che chi si trova ad avere più figli vorrebbe la catechesi per tutti lo stesso giorno ma purtroppo la cosa non è possibile raffrontando il numero di ragazzi che ogni anno chiedono di frequentare la catechesi presso la nostra parrocchia e le strutture stesse.

A te che leggi questo articolo chiediamo di aiutarci a diffondere la notizia a quelle famiglie che sai avere figli che a settembre inizieranno la 2^ elementare. Noi utilizzeremo i canali delle mail che abbiamo ma il passaparola è comunque importante in questi casi affinché le famiglie siano preparate alla novità.

P.s. a settembre mettete un piede in oratorio… in questi mesi di chiusura stiamo cercando di renderlo un pochino più aperto e accogliente, speriamo che la nuova veste potrà essere di vostro gradimento.

Don Luca e l’Equipe educativa dell’Oratorio

Di |2017-08-18T20:25:05+02:0018/08/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Variazioni nella catechesi dei ragazzi

Commento alla Parola

15 agosto

Assunzione della Beata Vergine Maria

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La Solennità di Maria Assunta in cielo, nella quale ci stiamo introducendo ci apre alla dimensione della speranza per noi e per i nostri cari che portiamo nel cuore.

Maria, lei una donna come le altre, essere umano come ciascuno di noi, creatura in mezzo a milioni di altre creature è stata preservata dalla corruzione della morte ed è stata portata in cielo in anima e corpo.

Colei che è stata grembo e casa per l’autore della vita, per la vita stessa che si faceva carne non poteva rimanere avvinghiata nel potere della morte. Proprio perché la morte è stata vinta per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo.

E se lui è la primizia della vita, la primizia della risurrezione, caparra della nostra stessa risurrezione, ecco che Maria, potremmo dire è la dimostrazione che Dio fa sul serio con l’umanità, in Maria che ascende al cielo anche noi possiamo riconoscere la strada che ci è tracciata per il nostro incontro con il Padre.

Maria, allora non è una donna migliore delle altre, superiore alle altre, con delle capacità straordinarie, ma è una creatura che ha saputo rendere straordinario ogni istante della sua esistenza. Non ha tenuto per sé il grande dono offerto con l’annuncio di divenire la madre del Signore, ma si è posta subito in viaggio e si è messa a servizio della cugina Elisabetta; di ogni cosa che avveniva in lei ed intorno a lei ha saputo fare tesoro custodendolo e meditandolo nel suo cuore.

Maria, Donna dell’Ascolto e del Servizio, non ha tenuto nulla per sé ed anche la sua Assunzione non è qualcosa che custodisce gelosamente come un bel premio, come una medaglia d’oro che si è conquistata e le conferisce il primo posto sul podio… Maria Assunta è la primizia (dopo suo Figlio) dell’umanità che è chiamata a quella vita eterna, a quella vita piena con il Signore.

Da quella posizione privilegiata si pone come mediatrice di ogni grazia per ciascuno di noi, lei che ha vissuto le fatiche e le sofferenze umane, le comprende e le presenta ogni giorno a Dio affinché possano diventare occasioni di santità e non scandali che bloccano il cammino.

Chiediamo all’intercessione di Maria di saper accogliere ogni giorno quelle croci che siamo chiamati a portare, non chiediamo di togliercele, ma di farle nostre, di “amare” la nostra croce, così come lei è stata ai piedi della croce di suo figlio ed ha accolto le tante sofferenze che hanno caratterizzato la sua esistenza, aiuti anche noi a stare nelle nostre fatiche con un cuore nuovo, col cuore di chi riconosce che non finisce tutto col buio della sconfitta della morte ma con la luce della vittoria della vita.

Di |2017-08-14T09:27:23+02:0014/08/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola

Commento alla Parola domenicale

13 agosto

XIX domenica del tempo Ordinario

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Abbiamo appena ascoltato il brano che segue alla moltiplicazione dei pani, che avremmo dovuto ascoltare domenica scorsa se non fosse stata la festa della Trasfigurazione. Gesù dopo quel momento così plateale e di grande approvazione da parte della folla ed in particolare dei più poveri, degli ultimi, ci viene detto che costringe i discepoli a salire sulla barca… non vuole che si corra il rischio di confondere l’annuncio del Vangelo con la comoda soddisfazione di bisogni materiali, che si confonda la fame di Dio che Gesù è venuto a saziare, con la fame dello stomaco… la stessa cosa che abbiamo detto domenica rispetto al fatto di mantenere nascosta la gloria della Trasfigurazione, certo sarebbe stato più facile farsi seguire ma non è la via che vuole utilizzare il Maestro.

Gesù sale sul monte a pregare, riconsegna la sua azione, il suo impegno quella folla sfamata con tutte le sue attese e i suoi bisogni al Padre. Gesù desidera l’incontro col Padre, è da questo che il suo ministero prende forza e senso, è nel dialogo col Padre che trova la forza per andare avanti nonostante tutto… anche ciascuno di noi è chiamato a riconsegnare al Padre tutta la sua esistenza perché solo così possiamo andare avanti nonostante le difficoltà, i rifiuti, le incomprensioni, i voltafaccia, le chiacchiere cattive che lacerano invece di costruire…

Dopo aver ripreso in mano la sua missione insieme col Padre, Gesù va incontro ai discepoli che sono sulla barca e lo fa camminando sulle acque. Che i discepoli fossero sconvolti a vedere questo credo non stupisca nessuno… eppure Gesù dimostra di volerci raggiungere anche dove potrebbe sembrare impossibile raggiungerci, anche lì dove il male (questo è il simbolismo biblico connesso al mare) sembra avere la meglio e dove i venti e le onde contrarie sembrano non volerci far progredire nella nostra traversata. Quante volte magari ci sentiamo così nella vita, colpiti da venti contrari, per ogni passo in avanti ci sembra di farne 2 all’indietro, ci sembra che tutto e tutti siano contro di noi… ebbene, anche in questo caso Gesù si fa nostro compagno di viaggio e cammina accanto a noi… anche lì dove il termine camminare un po’ ci stupisce.

E stupisce ancora di più la tranquillità con la quale autorizza Pietro a scendere da quella barca per andargli incontro “Vieni” come se fosse la cosa più naturale. Pietro cammina verso Gesù, si fida della sua parola ma poi si lascia tradire da un colpo di vento più forte… razionalmente ci verrebbe da dire: ma stai camminando sulle acque, di cosa puoi avere paura… eppure quante volte un colpo di vento più forte fa affondare anche noi nelle nostre paure, nelle nostre chiusure, ci fa porre dei “se” e dei “ma” alla nostra fede.

Accogliamo Gesù sulla barca della nostra vita, consegniamoci a lui con molta fiducia, affinché perdano di forza e vigore i venti che ogni giorno si abbattono su di noi. Sentiamoci accompagnati e sorretti dalla sua presenza che non abbandona ma silenziosamente ci sostiene sulle acque della nostra vita.

Di |2017-08-10T21:09:33+02:0012/08/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

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06 agosto

Trasfigurazione del Signore

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Signore è bello per noi essere qui!

Questa è la frase che Pietro, estasiato per quella visione della quale Gesù l’ha reso partecipe insieme ai Giacomo e Giovanni pronuncia. Un evento tanto straordinario, di una sublimità esagerata da non volersene staccare. Il Signore si mostra a loro in tutta la sua gloria per prepararli a quel momento tanto tragico e duro che li attende nel momento della sua passione e morte in croce. Questa visione permetterà loro di avere un orizzonte di speranza davanti agli occhi, di poter tenere una luce accesa pur nella grande oscurità rappresentata da quei giorni di rifiuto e di morte.

È bello per noi essere qui… Pietro, con questa frase molto semplice ci esprime tutto il suo desiderio di partecipare a questo evento e ci fa cogliere anche la sua disponibilità a collaborare affinché possa durare il più possibile.

Potremmo chiederci quest’oggi se qualche volta è capitato anche a noi di esprimere il nostro desiderio di stare con il Signore, se stare con lui ci risulta così bello come lo fu per Pietro, Giacomo e Giovanni o se, invece non ci risulta piuttosto qualcosa di pesante, di incombente, qualcosa che in un certo qual modo ci distoglie da quelle cose tanto importanti che dobbiamo svolgere nella nostra vita.

Non sto parlando direttamente della celebrazione eucaristica, ma della nostra relazione personale e comunitaria con il Signore.

Eppure questa bellezza non è destinata a durare, a diventare la situazione normale, ad essere prorogata, quella bellezza sperimentata sulla loro pelle, i tre discepoli sono chiamati a portarla giù da quel monte, a riportarla nella valle della vita quotidiana, della vita comunitaria con gli altri discepoli, in quella predicazione alle folle, in quel rifiuto che via via si fa più forte nei confronti del Maestro.

Così è anche per la nostra vita spirituale, ci auguriamo di percepire l’incontro con il Signore come qualcosa di bello, di desiderabile, qualcosa che illumina la nostra vita, che ci apre ad una speranza non futile o vana, ma la speranza nel Signore della storia… Chiediamo che quanto sperimentato non rimanga una bella parentesi nella nostra vita, qualcosa di circoscritto ad alcuni momenti particolari, ma abbiamo il coraggio di portarlo a valle, di portarlo fuori da questa chiesa, lì dove viviamo la nostra vita di ogni giorno, che spesso, proprio come quella dei discepoli non è una vita facile perché ci fa stare fuori dal coro, possano le persone che incontriamo cogliere dal nostro sguardo luminoso la bellezza dell’incontro che abbiamo fatto, riconoscano nelle nostre azioni quanto è grande la nostra speranza.

Di |2017-08-06T09:43:00+02:0006/08/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

09 luglio

XIV domenica del tempo Ordinario

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Che stupenda preghiera di Gesù abbiamo potuto ascoltare quest’oggi. Gesù ha trasformato in lode a Dio quanto stava avvenendo intorno a lui e per mezzo di lui. E cosa stava avvenendo? Che i piccoli, gli umili, i semplici stavano accogliendo il suo messaggio. Avrebbe potuto innalzare una preghiera per tutti coloro che il messaggio lo stavano rifiutando, per quei sapienti e dotti, magari lamentandosi che avevano il cuore duro e non lo stavano accogliendo, invece Gesù, anche in quel momento non semplice riesce a rendere lode al Padre.Sono i piccoli, i semplici e gli umili che hanno il cuore libero e disponibile per accogliere il messaggio di amore di Gesù, per i quali è possibile scorgere, nel volto del Maestro, il volto stesso di Dio che si è reso visibile, che si è rivelato all’umanità.

Quante ritrosie e chiusure ciascuno di noi manifesta nei confronti del Signore, quante volte il nostro cuore è duro e non è capace di accogliere il messaggio buono del Vangelo, chiediamo al Signore di essere un po’ di più quei piccoli, capaci di accogliere il suo messaggio, la buona novella, il Vangelo che è venuto a portarci. Allora anche il nostro cuore, come il suo si aprirà alla dimensione della lode a Dio, del riconoscimento della sua grandezza e della sua azione nella nostra vita.

Il Signore ci chiama a sé, si pone come il nostro ristoro, quel luogo accogliente… pensando a queste giornate così calde e torride potremmo pensare a Gesù come un’oasi, un luogo fresco e accogliente, con acqua fresca per dissetarsi e poter riprendere fiato. In un periodo come l’estate nel quale ciascuno cerca il tempo propizio per “staccare un momento la spina”, per riprendere fiato e riposarsi un pochino ecco che Gesù ci offre sé stesso come il ristoro, questo non vuol dire che sostituisce un adeguato tempo di riposo, anche perché se uno non si riposa mai alla fine si appiattisce, non ha il modo di rimettere in ordine le idee, di ricaricare la mente e il corpo. Il riposo fisico e mentale è fondamentale per l’esistenza umana e Gesù non lo demonizza anzi, invita anche i suoi discepoli in disparte a riposare, ma ci dice che lui è il ristoro, non basta riposare mente e corpo, la nostra anima ha bisogno di ristoro e questo ristoro si trova solo in lui, poniamo in lui le nostre fatiche e oppressioni, lui le porterà con noi e darà ristoro alla nostra vita.

Il Signore ci dia la grazia di cercarlo e riconoscerlo come il nostro ristoro, come il solo capace di alimentare, sostenere e rivitalizzare la nostra anima, la nostra esistenza, poniamo in lui tutti i nostri problemi, stanchezze, fatiche e preoccupazioni e accogliamo la sua grazia che ci ritempra.

 

Di |2017-07-09T11:29:18+02:0009/07/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

Commento alla Parola domenicale

02 luglio

XIII domenica del tempo Ordinario

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Quanto è esigente il Vangelo di oggi! Si tratta di un brano che dovrebbe farci sobbalzare, di un brano scomodo… stiamo attenti al rischio dell’abitudine, dell’ammorbidire o accomodare le cose affinché non ci diano troppo fastidio…

È questo un rischio sempre pronto a pervaderci, il rischio delle mezze risposte che non ci coinvolgono in prima persona, che ci permettono di mimetizzarci, di nasconderci, di deresponsabilizzarci rispetto alla nostra esistenza.

Oggi il Signore ci chiede di prendere posizione e nel nostro prendere posizione nei suoi confronti ecco che daremo a lui una posizione nella nostra vita. Ogni momento e ogni scelta della nostra esistenza sono sempre caratterizzate dal prendere posizione, a favore o contro… solo chi vive nell’ambiguità e nella meschinità si nasconde e aspetta che altri prendano posizione per poi mettersi dalla parte della maggioranza o di quelli che alla fine risultano i vincenti…

Un genitore prende posizione ogni giorno nei confronti dei propri figli, sono i sì e i no che ogni volta è chiamato a pronunciare… ma ci immaginiamo come crescerebbero o sarebbero cresciuti gli stessi figli se avessimo sempre risposto in maniera accomodante oppure non avessimo risposto per non metterci la faccia e aspettando di vedere alla fine il risultato? Probabilmente il risultato educativamente e affettivamente sarebbe stato un fiasco completo… lo stesso vale per ogni ambito della nostra vita…

Il Signore oggi non viene a mettersi in concorrenza con i nostri affetti, ma ci chiede di dare il giusto valore alle cose e di avere il coraggio di risposte serie, convinte e responsabili. Il Signore ci chiede di amarlo più di ogni altra cosa, perfino più dei genitori – e questa è un esperienza comune a tutti -, o dei figli – per chi ha la fortuna di averne -; ma non solo ci chiede di amare lui perfino più di noi stessi, della nostra stessa vita… ci verrebbe da dire che qui sta di sicuro esagerando, ci verrebbe da fare almeno una scrematura delle sue parole… ma in realtà non è che… no! Il Signore senza giri di parole ci dice che dobbiamo guardare a lui come ciò di più importante che abbiamo. Le nostre relazioni sono sempre qualcosa di finito, sono caratterizzate dai nostri limiti e difetti, dalle incomprensioni, assolutizzare una relazione umana, anche la più bella come quella genitore-figlio, o assolutizzare se stesso alla fine ci fa perdere il senso della nostra esistenza… la relazione vera è una relazione di libertà, non di schiacciamento… io non sto amando una persona se voglio che sia sempre appiccicata a me… Gibran nel suo poema “Il matrimonio” scrive:

Amatevi reciprocamente ma non fate dell’amore un laccio…

le corde del liuto son sole benché vibrino della stessa musica.

Datevi il cuore, ma l’uno non sia in custodia dell’altro.

Poiché solo la mano della Vita può contenere entrambi i cuori.

Consegniamoci a questa mano della Vita, con fiducia di essere da lui custoditi, riconoscendo che con Lui anche le relazioni umane assumono la dimensione della pienezza, lui le esalta non le schiaccia perché in lui abbiamo la certezza di non perdere la nostra ricompensa.

Di |2017-07-01T11:43:20+02:0001/07/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

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25 giugno

XII domenica del tempo Ordinario

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Non abbiate paura…

Potremmo dire che è uno degli inviti più universali che il Signore abbia fatto ai suoi discepoli… lungo buona parte della storia infatti i cristiani avrebbero potuto avere paura degli uomini, di quanto avveniva intorno a loro… hanno cominciato gli apostoli nel cenacolo dopo la morte di Gesù a barricarsi dentro per paura dei Giudei, almeno fino al giorno di Pentecoste, ma il dono dello Spirito ha dissolto la paura e anche in presenza delle molte persecuzioni e attacchi che la Chiesa tutta ha subito nel corso della storia, davvero questo invito di Gesù ha continuato a riecheggiare nel cuore e nelle orecchie di tutti i battezzati.

Non abbiate paura… perché non avere paura in un mondo nel quale non abbiamo sicurezze, nel quale ci viene ogni giorno insinuata la diffidenza nei confronti del fratello, nel quale devo barricarmi in casa perché non so cosa potrebbe succedermi… il Signore ci dice di non aver paura perché siamo nelle sue mani, perché è lui a custodirci, a prendersi cura di noi… e ciascuno di noi vale più di molti passeri.

Ma la paura potrebbe non essere vista solo come l’incertezza nei confronti del fratello che ho accanto e che non conosco, la paura potremmo anche vederla come la diffidenza, la chiusura nei confronti della vita stessa, di tutte quelle cose che ci capitano addosso, di quegli eventi che non siamo noi a decidere, di quelle situazioni della vita che ci fanno arrancare ci fanno sembrare questa vita come un assaggio di inferno (e non per il clima infernale di questi giorni) ma per le fatiche che magari siamo chiamati ad affrontare e che ci sembrano essere più grandi delle nostre forze, quelle situazioni che vorremmo cambiare ma non abbiamo la forza o la possibilità di cambiare…

Il Signore oggi ci viene a dire di non aver paura nemmeno di questo, riconosciamoci custoditi da Lui, poniamo in Lui le nostre fatiche, gli avvenimenti della vita che sembrano in un certo senso uccidere il nostro corpo perché non ci fanno vivere sereni, ci straziano il cuore e lo spirito, condividiamole con Lui, non perché Lui ne sia allo scuro e abbia bisogno di essere informato, no, ci conosce a fondo perfino meglio di noi stessi… ma condividiamo con lui le nostre ansie, preoccupazioni, fatiche per riconoscere che lui le porta con noi e non ci lascia mai soli.

Allora anche le situazioni più difficili e che ci incutono paura, saranno illuminate dalla sua presenza e potremo riconoscere che non hanno il potere di uccidere la nostra anima. Il Signore ha posto le stelle nel cielo per illuminare la notte, così ha posto la sua Parola nella nostra vita per illuminare anche i momenti più bui.

Di |2017-06-25T08:33:46+02:0025/06/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale

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18 giugno

Solennità del Corpo e Sangue del Signore

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Se uno mangia di questo pane vivrà… il pane è vita, lo sapevano gli antichi… e anche i nostri nonni, oggi noi abbiamo un po’ perso di vista questo perché siamo convinti che il pane ci faccia solo aumentare di peso e per questioni di linea e di “prova costume” via via abbiamo cancellato questo alimento base dalle nostre tavole.

Il pane, il segno da sempre di ciò che ti nutre in maniera sana e che ti fa crescere. Tu lo prendi, lo mangi e trasformi in parte di te gli elementi di cui il pane è composto. Ma se questo è quanto avviene con il cibo che troveremo sulle nostre tavole tornando a casa, non è così invece per quel pane che ci verrà offerto su questa tavola. Gesù si offre a noi nel pane e nel vino che saranno, dopo la consacrazione il suo Corpo e il suo Sangue. Nulla cambierà esteriormente, gli elementi fisico-chimici di cui sono composti il pane e il vino resteranno gli stessi eppure qui su questo altare avverrà il miracolo più grande della storia: il pane e il vino diventano il Corpo e Sangue di Gesù, diventano tutta la sua vita, la sua esistenza che si offre a noi e, di nuovo, ecco che avviene poi qualcosa di diverso rispetto al pane delle nostre tavole: infatti ricevendo la comunione, non saremo noi ad assimilare gli elementi nutritivi della particola, ma sarà Gesù ad assimilare noi a lui, sarà lui a farci sempre più simili a lui.

È l’evento più straordinario della storia, il miracolo che tutti i giorni si ripete su tutti gli altari del mondo. Gesù che si rende nostro cibo per farci sempre più simili a lui.

Ed uscendo dalla Messa, con Gesù nel nostro cuore e nel nostro corpo ecco che ogni domenica compiamo la più autentica delle processioni eucaristiche, portiamo Gesù nelle nostre case, nelle nostre strade, non come un oggetto da vedere o come il modo di sfoggiare ricchezze antiche che a volte crediamo abbiano più valore di quel pezzo di pane… ma proprio come la presenza reale di Gesù in mezzo alla nostra storia perché è dentro di noi e noi siamo sempre più simili a lui.

Abbiamo il coraggio di essere noi l’autentico ostensorio vivente di Gesù, portiamolo lì dove viviamo, dove la gente soffre, dove la giustizia sembra un valore dimenticato, dove l’amore è ferito o infranto, dove la verità fa male ma dove la chiacchiera cattiva fa ancora più male perché intacca il tessuto comunitario… con la nostra vita nutrita di lui portiamo la sua presenza vivificante, affidiamo a lui quanto non possiamo cambiare noi.

Nutriamoci di lui ogni volta che veniamo alla Messa, sentiamo il bisogno di questo nutrimento che ci aiuta a camminare sulle sue vie, a tenere lo sguardo orientato verso il cielo, verso di lui.

Di |2017-06-17T09:33:38+02:0017/06/2017|Senza categoria|Commenti disabilitati su Commento alla Parola domenicale
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