24 aprile

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Quest’oggi siamo tornati nel cenacolo, al momento dell’ultima cena, Giuda è appena uscito per andare a tradire, a consegnare il Maestro alle autorità e Gesù parla agli altri suoi discepoli, consegna loro le sue ultime parole, i suoi ultimi insegnamenti, il suo testamento potremmo dire…

Anzitutto Gesù non recrimina, non si mette ad accusare o a giudicare il traditore, invece considera quel momento come proprio quello della glorificazione, della manifestazione al mondo intero del senso della sua incarnazione, del suo essersi fatto uomo per la nostra salvezza, ci mostra fino a che punto si spinge l’amore di Dio per l’umanità: fino alla croce; ed è proprio lì, nel tradimento, nell’ingiusta accusa, nella morte dell’innocente che si manifesta la gloria di Dio.

Possiamo quindi dire che la glorificazione di Dio si ha nella massima espressione del suo amore per noi, nel momento nel quale ci ha dimostrato la misura del suo amore. Ci ha detto che quel “come io ho amato voi” non è un amore a poco prezzo, un amore facile, l’amore di simpatia… si tratta invece di un amore che è costato la vita, un amore che è arrivato fino in fondo, fino al massimo, fino alla vita…

E questa è la misura e la forma dell’amore che chiede anche a ognuno di noi, non un amore semplicemente di vicinanza per qualcosa che ci accomuna, perché abbiamo le stesse passioni o siamo in sintonia gli uni con gli altri… non è nemmeno l’amore di facciata… quell’amore fatto di convenevoli, di maniere garbate ma fredde e distaccate, di sorrisetti impersonali di chi fa finta di voler bene all’altro. Non è questo l’amore che deve caratterizzare i discepoli del Maestro morto per amore… lui non ha fatto finta, non è morto solo per quelli che se lo meritavano… Gesù ci chiede di amare “con passione”, disposti anche a soffrire per le persone che abbiamo intorno, per il loro bene, per la loro crescita.

Questo è l’amore che Gesù ci ha mostrato in tutta la sua esistenza… non un amore diplomatico di chi tace le cose scomode così da non avere storie con nessuno, questo non è amore ma è essere indifferenti agli altri, è salvaguardare la propria faccia, il proprio quieto vivere affinché nessuno abbia a disturbarci.

Amare gli altri vuol dire implicarsi nella loro storia, sporcarsi le mani per loro e con loro, avere anche il coraggio di dire quando le cose non vanno o non sono nella direzione del bene.

Il Signore ci dia la grazia di amare i nostri fratelli così, come lui ci ha mostrato, sentendoceli come una parte insostituibile della nostra esistenza, riconoscendo che lui ce li ha posti accanto. Ci aiuti a comprendere in ogni situazione cosa vuol dire amare il nostro fratello, quali sono i comportamenti che vanno nella direzione dell’amore e quali sono quelli dell’indifferenza, del cuore chiuso, della distanza… il Crocifisso Risorto ci mostri ancora una volta la via per essere veramente e fino in fondo Comunità che si riunisce nel suo nome, nel nome di lui che è l’Amore, quello vero, quello con la A maiuscola.