13 marzo
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Con il brano di Vangelo appena ascoltato ci troviamo nuovamente di fronte ad un tentativo da parte degli scribi e dei farisei di tendere una trappola, un tranello a Gesù, lo afferma l’evangelista stesso, quando subito dopo la loro enunciazione dell’accusa scrive: Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. La povera donna è stata resa oggetto di disputa, potremmo dire che in fin dei conti, agli accusatori non importava così tanto ciò che la donna aveva commesso, tanto meno verificarne la veridicità. A loro fa comodo la scusa per incastrare il Maestro.
Gesù però non è sprovveduto e subito riconosce che la questione è tutta una scusa per accusare lui e non lei, che rimane una vittima delle brame di quegli uomini.
Sembra in questo riecheggiare un altro fatto simile nella bibbia, la storia di Susanna, accusata ingiustamente da due anziani dello stesso peccato, per la loro bramosia e salvata dal giovane Daniele che non crede alla testimonianza dei due anziani.
Nel caso evangelico le brame degli accusatori non sono nei confronti della donna, ma potremmo dire che si rivolgono verso Gesù. Il Maestro si china per terra e si mette a scrivere, lo farà per ben due volte, il dito di Dio scrive ancora, come scrisse nell’A.T. le tavole della Legge, ora scrive per la salvezza di quella donna.
Gesù non esprime nessun giudizio nei confronti della donna, rivolge invece il suo sguardo e la sua parola anzitutto verso gli accusatori e li invita a smettere di puntare il dito, la pietra, verso il loro prossimo, ma a guardarsi un po’ dentro riconoscendo la necessità per ciascuno di incontrare la misericordia del Padre.
Ed è bello il fatto che si china una seconda volta, dopo questa provocazione: a Gesù non interessa accusare, nemmeno stare a guardare la faccia sconfitta dei suoi avversari o il loro andarsene con la coda fra le gambe… guardarli ulteriormente avrebbe significato accusarli apertamente, invece Gesù vuole liberare, non accusare o opprimere con il peso del peccato gli uomini. Credo che sia bello, che come settimana scorsa il Padre è uscito due volte dalla casa andando incontro ad entrambi i figli, così oggi Gesù offre la libertà a tutti: alla donna, che viene liberata dal giudizio altrui e dal suo peccato perché nemmeno Gesù la condanna, pur dicendole di non peccare più; allo stesso tempo libera anche quegli uomini dal loro farsi giudici del prossimo, dal sentirsi a posto. Il Signore ci faccia percepire il gusto della libertà, che non è fare ciò che voglio come abbiamo colto settimana scorsa dal figlio che se n’è andato di casa, ma è accogliere sulla nostra vita quella parola di Gesù che ci invita alla conversione, a non peccare più, non lasciandoci schiacciare dall’oppressione delle nostre colpe ma riconoscendo che lui ci dona la forza di rialzarci e ci invita a non peccare più, a non ricadere sotto la schiavitù del peccato.