15 novembre
Leggi le letture di questa domenica
Ci stiamo avvicinando al termine dell’anno liturgico e il Signore ci invita a meditare e riflettere sui tempi ultimi.
Il vangelo che abbiamo appena ascoltato, così ricco di immagini potrebbe ingannarci e portarci a cercarvi la spiegazione di come avverrà la fine del mondo, di cosa ne sarà del mondo e di quando questa fine si manifesterà.
In realtà, Gesù, più che volerci dire come sarà la fine, ci mostra che il mondo non va verso il nulla… anche se le cose che a noi sembrano le più ovvie e sicure spariscono… il sole si oscura, la luna non da la luce, le stelle che cadono… il cielo sconvolto da quell’ordine che da milioni di anni lo caratterizza, questo non vuol dire che il mondo venga abbandonato al suo destino, ma il mondo vedrà il ritorno del Signore proprio per radunare quanti hanno creduto e sperato in lui. Dio non ci lascia soli, questa è la certezza che ci accompagna con questo brano.
Allora, forse, non è tanto questione di chiedersi… quando avverrà questo… perché questo solo il Padre, nella sua pazienza e misericordia lo sa. È invece importante mantenere viva l’attesa, un’attesa non avvolta della paura di cosa avverrà, ma un’attesa carica della gioia e della speranza di quel ritorno che ci riporta fra le braccia del Padre, che non ci lascia soli che ci avvolge della sua misericordia.
Potremmo dire allora che non ci importa tanto comprendere quale sarà la fine della nostra vita, ma sperimentare e gustare qual è il fine della nostra esistenza e del mondo intero… e questo fine è proprio l’incontro con il Padre, l’abbandonarci fiduciosi nel suo amore.
Vi lascio un immagine che mi è venuta questa settimana e che ai ragazzi più grandi della catechesi ho consegnato nella preghiera di venerdì: è quella dell’arcobaleno.
L’arcobaleno, in sé, non ha una sua utilità, serve? Forse no, quanti nemmeno si accorgono della sua presenza. Ma di questo bel fenomeno che caratterizza il nostro cielo al termine di un temporale, qual è la cosa di cui facciamo tesoro: la fine o il fine? Se stiamo a cercarne la fine… non saremo mai soddisfatti perché la fine di un arcobaleno, in un certo senso non esiste, non si può delimitare… invece dell’arcobaleno ci si gusta il fine, la possibilità di contemplarlo, di godere di qualcosa di bello, affascinante, anche rassicurante del fatto che il temporale è passato… oggi noi magari questo non lo percepiamo più in maniera così forte ma nel passato il temporale era qualcosa di insidioso e l’arcobaleno donava la gioia che la calma era tornata, il ritorno del sole. Così sia la nostra esistenza, non una vita in cerca o in attesa della sua fine, ma una vita che riconosce in Dio, nel ritorno al Padre il suo fine, allora anche gli sconvolgimenti più crudi e atroci non ci faranno distogliere lo sguardo da Colui che mai cessa di amarci.