04 febbraio
V domenica del Tempo ordinario
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Il brano di Vangelo che abbiamo appena ascoltato è esattamente la prosecuzione di quello di settimana scorsa, Gesù esce dalla sinagoga di Cafarnao, dove ha parlato in quel modo nuovo, così vicino a Dio e alla gente che lo ascoltava ed eccolo andare in casa di quei due fratelli che da qualche domenica ci stanno accompagnando: Simone e Andrea.
Quanta vicinanza ancora esprime alla vita di ogni giorno: come entra in casa, subito gli parlano delle loro fatiche, dei loro problemi… proprio come faresti tu quando incontri un amico e in un momento di tranquillità racconti un po’ le cose che hai nel cuore, quei pesi che ti porti dietro… ed ecco che loro parlano a Gesù del problema della suocera, sì perché è a letto con la febbre… ovviamente non è come oggi una semplice questione di influenza da curare con qualche medicinale, all’epoca la febbre era qualcosa di più grave e di particolarmente debilitante. Quanta vicinanza esprime Gesù… le si avvicina e la fa alzare prendendola per mano… è uno dei gesti più teneri: prendere per mano qualcuno affinché possa rialzarsi… in un certo senso, quando lo facciamo noi, è infondere nell’altro un po’ della nostra forza, è dirgli coraggio, dove non arrivano le tue forze ci sono io ad aiutarti, a tirarti su… è quello che fa anche Gesù con la suocera di Pietro e che fa quando siamo nella fatica, quando siamo a terra, anche con ciascuno di noi: Gesù tende la mano verso di noi e ci risolleva. Ci offre quella forza che da soli non abbiamo per rialzarci… ma nel donarci quella ci rende anche più simili a lui… quella donna infatti, non si è messa lì convalescente a farsi servire o a farsi compiangere… ma al contrario ha fatto suo l’atteggiamento di Gesù e si è posta a servizio, si è messa a servire quegli ospiti.
Il Signore ci renda capaci di atteggiamenti di servizio, non solo per le persone che abbiamo vicino, non solo per quelli che meritano la nostra attenzione e cura, ma, imparando proprio da lui, smuova il nostro cuore a una dimensione di servizio reciproco e vicendevole che renda visibile quella cura, quella mano tesa che il Signore rivolge a ciascuno di noi nei momenti di sfiducia o di fatica.
Questa vicinanza del Signore siamo chiamati a coltivarla, così come lui ha coltivato quella con il Padre… abbiamo ascoltato che al mattino presto Gesù va in un luogo deserto, in un luogo senza distrazioni né attività da svolgere, per stare in intimità con il Padre, per non sentirsi solo, per sentire e coltivare la sintonia della sua azione con il progetto di amore di Dio per l’umanità intera. Allo stesso modo, anche noi, siamo chiamati a coltivare la nostra relazione con Dio, perché solo da un dialogo con lui, da una consegna di noi stessi a lui, possiamo diventare consapevoli di quanto lui fa ogni giorno per noi, possiamo non sentirci soli ma risollevati ogni giorno da lui.