27 agosto
XXI domenica del tempo Ordinario
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Sembra quasi un sondaggio di opinione quello che Matteo ci presenta quest’oggi… ad un ascolto superficiale del brano potrebbe venire da chiederci se Gesù fosse preoccupato della sua immagine, di quale ritorno stava avendo la sua predicazione… quali erano le chiacchiere che si sentivano sulla bocca della gente provando ad ascoltare un po’ nelle retrovie…
Ma non facciamoci catturare da attenzioni molto moderne e molto umane. La domanda di Gesù, infatti, è ben più profonda e credo che vada sempre e solo letta insieme alla seconda domanda: Ma voi, chi dite che io sia? Di nuovo non da intendere come sondaggio rivolto questa volta ai vicini, a coloro che gli stavano accanto ogni giorno, piuttosto le due domande hanno un avvicinamento progressivo per arrivare a suscitare nel cuore dei discepoli la loro personale professione di fede. Partendo da qualcosa fuori di loro, Gesù li invita a guardarsi dentro, a porsi in un confronto serio con la sua persona e il suo annuncio e da qui li invita a riconoscere di aver a che fare con qualcosa di più di un semplice profeta o di un bravo maestro che parla bene, fa qualche miracolo qua e là…
A prendere la parola a nome di tutti è Pietro che lo definisce Cristo, cioè Messia, l’unto del Signore, il suo inviato e Figlio del Dio vivente. La sua risposta non è quella del, potremmo dire, “più bravo della classe” che ha alzato per primo la mano… e Gesù subito ce lo restituisce in quella beatitudine che pronuncia nei suoi confronti. Pietro non è beato perché ha dato la risposta giusta, perché si è messo lì a studiare tutti i discorsi o i gesti del Maestro e ne ha ricavato una bella sintesi, teologicamente impeccabile, studiata bene ed espressa altrettanto bene, no! La beatitudine di Pietro è racchiusa in una rivelazione del Padre che si è servito di lui proprio per esprimere il significato profondo dell’incarnazione del Figlio di Dio.
Ecco allora che proprio su questa affermazione, su questa professione di fede Gesù fonda l’edificazione della Chiesa. Non l’ha fondata sulla bravura di Pietro… sappiamo bene tutti quante figuracce infatti fa lungo tutto il Vangelo… possiamo proprio dire che Pietro incarna bene l’immagine di ciascuno di noi, nel nostro tentativo di seguire il Signore, magari anche con un cuore caldo, disponibile… eppure soggetto a prendere tutta una serie di cantonate dovute alla nostra fragilità umana.
Siamo ancora nel pieno delle nostre celebrazioni patronali e Alessandro è lì ancora come testimone credibile che le porte degli inferi non prevarranno contro la Chiesa, anche quando si illuderanno di averla fermata… ci sarà sempre il soffio dello Spirito che, facendola rifiorire, le darà nuovo vigore, nuova vita. Nei prossimi secondi di silenzio prendiamo in mano la nostra fede e rispondiamo nel nostro cuore a quella stessa domanda rivolta ai Dodici e oggi rivolta a noi: “Ma voi, chi dite che io sia?”… “Chi sono io per te, per la tua vita, oggi?”