10 dicembre
II domenica di Avvento
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Abbiamo appena ascoltato i primi versetti del Vangelo di Marco, quella parola inizio credo che ci provochi in maniera forte: nessun autore inizia la propria opera dicendoci che quello è l’inizio… ogni lettore è in grado di comprendere che le prime righe sono l’inizio del racconto, ma quella parola inizio va ben più in profondità… non è l’inizio del libro, bensì di quel vangelo, di quella buona notizia che è Gesù stesso. Possiamo dire che Marco sottolinea con questo incipit, il fatto che da lì in poi la storia ha un nuovo inizio, una svolta talmente radicale da ricominciare, quasi. Sì perché già la prima pagina della bibbia parlava di inizio… “In principio…” possiamo dire di essere di fronte ad un nuovo principio, ma questo inizio non deve restare chiuso nelle pagine di un libro, ma essendo la Parola di Dio viva ed efficace, ancora oggi, ecco che anche in questo momento ci troviamo di fronte ad un nuovo inizio. Il tempo di avvento nel quale siamo immersi ci richiama proprio ad un nuovo inizio, non per nulla la Chiesa fa cominciare il suo anno liturgico proprio con questo tempo, perché ciascuno di noi si prenda in mano e scopra cosa questa buona novella sta dicendo di nuovo alla sua vita. Certo che l’abbiamo già ascoltata 3 anni fa questa parola, ma oggi non siamo di certo uguali a 3 anni fa, per cui non ci può dire le stesse cose, pur utilizzando le stesse identiche parole, ci provoca in maniera nuova perché è chiamata a palpitare nei nostri cuori.
Ed ecco che Marco, nel suo introdurci alla buona novella ci fa volgere lo sguardo all’indietro, ci richiama il grande profeta Isaia e rilegge l’annuncio di quel profeta alla luce dell’azione di Giovanni il Battista.
Ecco che la voce di Isaia si fa contemporanea di Giovanni e sostiene in un certo senso la sua azione, il suo annuncio. Giovanni, infatti, proprio come Isaia, non viene ad annunciare sé stesso, bensì colui che è più forte di lui e verso il quale lui non è degno.
Quanto è bella e quanto ci provoca la figura di questi due profeti talmente uniti da sovrapporsi quasi in questa pagina di Vangelo, entrambi rimandano ad altro, non rimandano a sé stessi, annunciano non una loro idea, un loro interesse, ma chiedono al popolo di prepararsi per l’arrivo di un altro… l’arrivo del Messia, del Cristo. In questo Vangelo Gesù fisicamente non è presente, eppure non c’è espressione che non ci riporti al cuore, a lui, alla sua presenza salvifica per le nostre vite.
L’annuncio di Isaia e del Battista ci aiuti a preparare il cuore per accogliere il Signore e a scorgere la sua presenza anche lì dove ci sembra di non vederlo direttamente, ci accorgeremo che non c’è istante della nostra vita che non sia intriso della sua presenza e della sua azione.