02 aprile
V domenica di Quaresima
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Se tu fossi stato qui… la frase che le due sorelle dicono a Gesù ha un po’ il sapore del rimprovero nei confronti non tanto del maestro che fa i miracoli, ma di quell’amico che nel momento della sofferenza e del bisogno di quella famiglia non è stato presente, è rimasto lontano… e chissà quante volte anche nella nostra vita un pensiero di questo genere ci è balenato nella testa o per noi o per i nostri cari… Gesù, se tu fossi stato qui nel momento della mia sofferenza, del mio bisogno, o del bisogno di quel mio amico o parente…
Eppure non possiamo fermarci qui, Marta infatti gli dice che continua ancora a confidare in lui, in quel suo legame straordinario con il Padre. Marta ha sì sentito una distanza fisica, eppure riconosce una vicinanza di Gesù alla sua vita, riconosce che quel legame è ancora vivo, è un legame buono.
Marta e Maria vivono nella speranza della risurrezione finale, la stessa speranza di Israele ma Gesù viene a porre un annuncio nuovo, mai sentito, è l’inedito di Dio… “io sono la risurrezione e la vita”. In lui c’è la vita vera, la vita piena, quella vita che non avrà fine, non nel senso della vita fisica, ma lui ci apre le porte per un’esistenza vissuta fino in fondo. Gesù ridona la vita a Lazzaro: invoca il Padre perché conceda nuova vita a quel suo amico. Certo la vita di Lazzaro non sarà ancora la vita eterna, ma sarà il segno posto da Gesù di questa vita che è venuto a donare ad ogni uomo.
Gesù chiede a quella gente di togliere la pietra, di fidarsi della sua parola e di compiere quel gesto tanto strano. Chiede anche a ciascuno di noi di togliere la pietra che c’è sui nostri cuori, ci chiede di aprirci affinché la sua parola di salvezza possa giungere alla nostra vita, ci possa offrire la vita piena, la vita vera.
Ci stiamo avvicinando alla Pasqua che sarà proprio il coronamento di questo: quello strumento di tortura e di morte, la croce, si trasformerà in albero di vita, proprio da quella croce giungerà per ciascuno di noi la possibilità della salvezza. I battezzati guardano la croce non con lo sguardo atterrito di chi vede in questo uno strumento di morte, ma per ciascuno di noi è motivo di gioia e di riconoscenza, la croce è il segno proprio di quella morte atroce che è stata sconfitta.
Sia questa la grazia che chiediamo per questa settimana, di venir fuori dalle nostre morti quotidiane che sono i nostri peccati per lasciarci avvolgere dalla salvezza di Gesù per una vita vissuta nella sua grazia.