12 marzo
II domenica di Quaresima
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Anche noi come i tre discepoli siamo stati invitati dal Signore a salire con lui su quell’alto monte, siamo qui, questo è il monte sul quale ogni domenica siamo chiamati, come Pietro, Giacomo e Giovanni a fare l’esperienza della trasfigurazione di Gesù. Sì perché su questo altare, siamo chiamati a partecipare al mistero della sua morte e risurrezione, del suo offrirsi per la nostra salvezza e della gloria del Figlio di Dio.
I tre accompagnatori all’inizio vivono l’esperienza un po’ da spettatori, dall’esterno di quanto stanno vedendo, come se fossero lì per caso… chiamati a godere solamente da fuori a quello spettacolo di un Gesù splendente e della presenza di Mosè e di Elia. Al punto da voler prolungare il più possibile quel bel momento, un po’ come quando riusciamo a ritagliarci un momento di pace, di intimità con noi stessi e con il Signore, magari nell’ascolto della sua Parola, vorremmo che non finisse mai, eppure il senso dell’ascolto non è quello del farsi coccolare dalla Parola di Dio, bensì di lasciarsi nutrire da quella Parola affinché la nostra esistenza di ogni giorno possa essere caratterizzata sempre più da un impegno alla conversione.
Infatti la voce del Padre che si fa udire dalla nube invita proprio a portare nel quotidiano della vita quanto sperimentato sul monte e riconoscere in quel Gesù che cammina da Maestro accanto a loro, colui che porta ed incarna la Parola stessa del Padre.
Gesù non lascia soli, infatti si avvicina ai suoi discepoli, li tocca e li invita ad alzarsi senza paura, intraprendendo con coraggio i passi del cammino che si apre dinnanzi a loro. Un cammino che porterà alla Passione e morte del Signore, ma anche alla sua risurrezione.
Il coraggio, invito che la nostra Diocesi ricava proprio da questo brano di Vangelo, non vuole essere la ricerca di una nostra forza interiore personale, quanto piuttosto il frutto dell’esperienza di quella vicinanza di Gesù, il riconoscere di essere stati toccati da lui scoprendo un passo dopo l’altro che lui cammina al nostro fianco, sostenendo i nostri passi quando sono troppo fiacchi o vacillanti, indicandoci il cammino quando non ci è chiara la direzione. Il Maestro non ci lascia soli, la sua presenza duplice come Parola e come Eucarestia sostiene il nostro cammino da discepoli.
Chiediamo a Dio in questa settimana di aver voglia di fare la fatica della salita con lui sul monte per fare l’esperienza straordinaria nella preghiera del suo volto trasfigurato, ma anche il coraggio di portare, poi, nella vita di ogni giorno, nelle nostre attività e relazioni il frutto concreto di questo incontro che ha cambiato il nostro cuore.