06 gennaio
Solennità dell’Epifania
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Quest’oggi potremmo dire che la liturgia ci invita a stare col naso all’insù. I Magi che vengono dall’oriente si muovono perché hanno guardato il cielo, sono rimasti a contemplare le stelle e da questo hanno colto la necessità di mettersi in cammino e di andare a vedere “colui che è nato”.
Una stella… una luce fioca, riflessa, non invadente… una fra tante… una luce che se contrastata dalle luci presenti sulla terra, non vedi più… è una stella a guidare, non il sole. Il sole non puoi non vederlo, non notarlo, addirittura il sole ti abbaglia. La stella no, e in questo rappresenta proprio il modo di essere venuto nel mondo del Figlio di Dio, in un modo non appariscente, non abbagliante.
Ed ecco che infatti la sua luce può essere oscurata dalle luci terrestri… non sto parlando dell’inquinamento luminoso moderno che non ci permette di vedere se non qualche stella… ma sto parlando di ciò che è successo ai Magi e rischia di succedere anche per ciascuno di noi: giunti a Gerusalemme si sono incontrati-scontrati con la realtà del potere. Il re Erode, questa luce terrestre, ha per un po’ oscurato la luce della stella, o meglio, finché i Magi non hanno saputo distogliere lo sguardo da quella luce che potremmo dire artificiale, i loro occhi non erano più in grado di riconoscere la presenza di quella stella che sempre ha guidato il loro cammino.
Quante luci artificiali anche noi poniamo ogni giorno sulla strada della nostra vita e non ci permettono più di intravedere e seguire la stella del Signore. Sono quelle luci della forza, dell’egoismo, dell’arroganza, del successo, del potere, dell’immagine… queste luci che ci costruiamo noi, o che il mondo ci costruisce intorno illudendoci che rischiarino i nostri passi, non ci permettono più di vedere sopra di noi quella stella che davvero segna il nostro passo.
Ma che meraviglia per i Magi quando lasciato Erode ritrovano la stella, hanno purificato il loro sguardo ed ora sono pronti ad accogliere nuovamente quella luce, ma non solo, la meraviglia di riconoscere che il re che è nato e per il quale hanno fatto il lungo cammino altro non è che un bambino in una casa con sua madre.
Non ci sono angeli questa volta, non c’è il canto del Gloria o un annuncio straordinario, ma solo l’ordinarietà di un bambino, ma proprio lì in quell’ordinario che non abbaglia si manifesta la vera luce che orienta il nostro cammino.
Chiediamo al Signore la grazia di occhi capaci di stupirsi e di provare meraviglia di fronte ad un Dio che si fa uomo, umile bambino, che chiede di distogliere lo sguardo dalle nostre luci per poter vedere la sua luce vera e a quella luce poter orientare i passi di tutta la nostra vita.