04 dicembre
II domenica del Tempo di Avvento
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Siamo nel deserto, in ascolto di Giovanni il Battista che ci raggiunge con il suo invito deciso e decisivo alla conversione. Non basta essere uditori, non è sufficiente sentire per poter dire di aver fatto nostro questo invito, l’azione che ci viene richiesta è quella dell’ascoltare, del fare nostro, interiorizzandolo, ciò che il profeta ha annunciato. Ma non è facile. Per ascoltare veramente è necessario riconoscere che colui che parla ha qualcosa di importante per me, per la mia vita, da annunciarmi. In altre parole è necessario che io riconosca di non bastare a me stesso ma di aver bisogno di quanti camminano accanto a me. Questa è la chiave che apre il nostro cuore all’ascolto vero, a quell’ascolto che si traduce poi in conversione, in capacità di produrre frutti buoni.
Se settimana scorsa abbiamo sperimentato il tema della pazienza del fare ogni giorno il piccolo passo possibile, questa settimana siamo invitati a non fare quel passo da soli ma a metterci in discussione per scoprire intorno a noi una comunità di fratelli che camminano insieme, magari con velocità diverse (chi più spedito, chi più lento), ma tutti insieme, verso l’unica meta che è il Signore.
L’umiltà è quell’atteggiamento che ci fa riconoscere di non essere noi i detentori di quella meta, la percepiamo, ne sentiamo il valore e l’importanza per la nostra vita, ma non la possediamo, non è qualcosa di nostro. Verso quella meta ci possiamo incamminare solo se riconosciamo il nostro bisogno di convertirci, di cambiare, il nostro bisogno di Lui. Potremmo dire che la meta, in qualche modo ci attira a sé, se noi accogliamo liberamente di lasciarci attrarre.
Umiltà allora non è rinuncia alla libertà, a favore di qualcun altro, ma mettere la mia libertà nelle mani di Colui che è più grande di me, di chi mi ha regalato questa vita e mi ha offerto la salvezza.
L’umiltà non è nemmeno mancanza di autostima, non è umile la persona che non riconosce il suo valore e la sua possibilità di seminare il bene nei solchi della sua esistenza, quella è una persona malata, che ha bisogno di trovare sostegno per scorgere le ricchezze delle quali il Signore ha colmato anche la sua vita, come quella di ogni persona. Umiltà è riconoscere di non essere il tutto, riconoscere di aver bisogno, riconoscere con gioia che il Signore viene, non per castigare ma per visitare il suo popolo. Riconoscere il nostro essere creati per la lode di Dio, gioire della sua presenza nella nostra vita.
Sì perché l’umiltà viaggia a braccetto con la gioia del cuore. La tristezza non è degli umili. Il Signore colmi la nostra vita di umiltà per poter camminare incontro a lui portando frutti autentici di conversione.