25 settembre
XXVI domenica del Tempo Ordinario
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Quest’oggi il Vangelo ci ha proposto una parabola, non un racconto reale… Gesù utilizza delle immagini che ci aiutano a capire, non fermiamoci però alle immagini stesse, altrimenti il rischio è di confondere l’inferno con un vulcano o una sauna… ma non fermiamoci nemmeno alla semplice regola del contrappasso dantesco per cui nell’aldilà avrai l’opposto di quanto hai avuto o vissuto su questa terra…
Per prima cosa credo che tutti abbiamo notato come il ricco non ha nome, mentre il povero si chiama Lazzaro. L’assenza del nome del ricco ci aiuta a metterci nei suoi panni, a riconoscerci in lui quando anche noi mettiamo davanti agli altri oppure davanti al Signore o al senso della nostra vita le ricchezze, quasi che siano le ricchezze a renderci interessanti… a darci valore… invece noi valiamo proprio perché siamo dono di Dio e non per le ricchezze che possiamo in qualche modo esserci conquistati su questa terra… siamo molto più importanti noi come persone rispetto alle cose che abbiamo o alla posizione che ricopriamo… eppure questo spesso è riconoscibile solo da coloro che non hanno molte cose e comprendono che il dono più grande è proprio la loro stessa vita.
Inoltre ci stupisce l’indifferenza del ricco nei confronti di Lazzaro che siede alla sua porta… sembra quasi non vederlo, accecato da quei soldi, da quei banchetti e feste che sono diventati ormai il tutto della sua vita… i cani si accorgono di Lazzaro, il ricco no!
Ed ecco che entrambi muoiono ma l’esito della morte è diverso per i due: colui che si è sempre affidato alla sua ricchezza, che ha creduto di essere autosufficiente, di bastare a sé stesso senza bisogno di un Altro, di Dio… ecco che si ritrova potremmo dire con una zavorra nelle tasche e scende… negli inferi, lontano dal volto di quel Dio del quale non ha mai voluto incrociare lo sguardo. Invece Lazzaro, che ha vissuto della provvidenza, che si è affidato al Signore, ecco che viene portato in Paradiso. Possiamo dire che la scelta fatta nel corso della vita ha bloccato le mani persino a Dio… chi non ha voluto stare con lui non verrà obbligato a farlo per l’eternità… misericordia allora non vuol dire colpo di spugna sull’esistenza in questa vita… il Signore non ci prende per il collo a volergli bene, ma basta una briciola di amore per lui che tutto cambia, basta ascoltare quanto Lui ci offre nella sua Parola e nel suo Figlio risorto per noi ed ecco che il suo cuore si scioglie, la sua misericordia trova lo spazio di agire. Il Signore non ci trovi con il cuore freddo e indifferente verso quanti ci passano accanto ma ci aiuti ad aprire gli occhi su di loro e a riconoscerci tutti figli suoi, bisognosi del suo abbraccio di Padre.