10 luglio
XV domenica del Tempo Ordinario
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Quest’oggi siamo di fronte al noto brano cosiddetto del buon samaritano. Probabilmente non ha in sé il sapore della novità, tanto più che in quest’anno è stato utilizzato come icona biblica per il cammino pastorale diocesano e, quindi, spesso vi si è fatto riferimento negli itinerari pastorali.
Certamente è interessante la domanda iniziale del dottore della legge… d’accordo, lui cercava di mettere in difficoltà Gesù, la sua domanda non era limpida e autentica, ma se lasciamo dietro le spalle questo intento negativo e prendiamo la domanda per il valore che porta con sé, ci accorgiamo che in realtà si tratta di una domanda altissima pur nascondendo dentro di sé il rischio di un trabocchetto.
Anzitutto è altissima perché porta con sé il desiderio della vita eterna… ereditare la vita eterna, essere eternamente con il tuo Signore. Probabilmente ciascuno di noi, in fondo al cuore, anche se magari questa domanda non l’abbiamo mai esplicitata, comunque questa tensione alla vita eterna e la ricerca di una sicurezza di essere nella direzione giusta la portiamo dentro di noi.
Potremmo ridire così la domanda… Maestro, qual è la strada che mi conduce all’incontro col Padre?
Eppure questa domanda mi pare nascondere almeno un paio di trabocchetti per i quali bisogna prestare attenzione…
Anzitutto il fatto che esista una ricetta, o meglio se parliamo di strada, che esista una mappa, un percorso tracciato, come se ci fosse la possibilità di un navigatore spirituale, nel quale imposti la destinazione vita eterna e poi ci pensa lui a condurti magari potendo impostare anche la via più veloce, o la più facile e comoda…
Il navigatore non esiste, risposte pronte non ce ne sono, ci sono dei cartelli indicatori, ma la strada la costruisci tu ogni giorno della tua vita, in ogni piccola scelta quotidiana, via via fai un passo nella direzione della vita eterna oppure fai dei passi indietro o imbocchi delle strade più tortuose.
Il secondo trabocchetto che nasconde questa domanda e che è in qualche modo collegato al primo, il fatto che possa essere io a meritarmi la vita eterna… cosa devo fare per ereditare… eppure la vita eterna è dono di grazia, è la cosa più gratuita che ci possa venire offerta. Allora forse non è tanto questione di cose da fare, ma di disponibilità di cuore. Non basta porre un gesto, se in quel gesto non c’è amore e cura. La legge, nel suo doppio comandamento riassuntivo di tutti gli altri, identifica non in un comportamento ma in un moto del cuore ciò che è importante, quindi per assurdo io potrei anche pregare, ma se non pongo amore verso il Signore rimangono parole al vento, io posso anche fare dei gesti di carità, dare delle cose, dare del denaro, ma se non amo il mio fratello come me stesso… non sono sulla strada giusta.
Riconosciamoci amati dal Signore, è lui il buon samaritano che passa sulle strade della nostra vita e ci raccoglie, cura le nostre ferite e ci chiede a nostra volta di amarlo e di farci prossimo ai nostri fratelli feriti nel corpo e nello spirito… allora sì il nostro cuore sarà rivolto verso la vita eterna con il Padre.