01 maggio
Leggi le letture di questa domenica
Se uno mi ama, osserverà…
Quest’oggi il Signore ci mette di fronte a questo cambio radicale: l’ascolto e l’osservare la parola che lui ci rivolge, non è questione di impegno, di forza di volontà o di rispetto dell’alleanza come intendevano gli ebrei, ascoltare ed osservare la parola sono il frutto dell’amore.
Proprio come ogni persona è disponibile ad accogliere nella sua vita e fare propria la parola di colui o colei che ama in quanto riconosce che quella parola è pronunciata proprio per amore, allo stesso modo siamo chiamati a fare con la parola stessa di Dio. Non ascoltiamo e rispettiamo quanto Gesù ci dice per paura o per tradizione o per convenienza, invece la parola di Dio può far breccia nel nostro cuore, nelle nostre abitudini, nella nostra vita di credenti solo se è sostenuta e alimentata dall’amore per il Signore.
Che bella la promessa che Gesù fa seguire a questo e che abbiamo appena ascoltato: noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Il Signore vuol fare casa con noi, con la nostra vita, vuole vivere nel nostro cuore, non essere un estraneo che incontriamo qualche volta, vuole essere uno di casa, condividere la nostra esistenza, non come un intruso invadente, ma come l’amato.
Gesù inoltre promette l’invio dello Spirito Santo che ci insegnerà ogni cosa e ci ricorderà le parole dette da Gesù stesso. Certo che quei discepoli avevano ancora bisogno di un aiuto forte per comprendere la portata di quelle parole sentite lungo ben tre anni di cammino col maestro, comprendere i suoi gesti, i suoi silenzi, i suoi sguardi…
Ma anche noi, ancora oggi, non possiamo ritenerci esonerati dal bisogno di una vicinanza forte dello Spirito che ci aiuti a comprendere le parole del Maestro, a sentirle vicine alla nostra vita, a sentirci legati a quella parola, non come una catena che imprigiona ma come una cima di un’imbarcazione. La corda che consente di ormeggiare, di rimanere allacciati in maniera sicura alla terra ferma, a quel porto sospirato senza rischiare di lasciarsi andare alla deriva in balìa delle onde. Lo Spirito Santo lo possiamo pensare un po’ come questa corda che ci tiene legati al Signore, con un buon nodo da marinaio, bello sicuro. Ma un nodo lo posso mantenere ben saldo oppure, pian piano, lasciarlo andare, allentarlo poco per volta distaccandomi da quell’amore da quella parola buona che viene rivolta sulla mia esistenza e allora pian piano diventa meno sicuro, finché lo sciolgo, mi stacco dall’ormeggio e divento preda delle onde e del mare. Il Signore ci aiuti a sentire il suo amore per noi e la sua Parola come un attracco sicuro, come un legame di bontà e un vincolo di amore secondo la parola del profeta Osea. Se la sapremo riconoscere così avremo dentro di noi anche la serenità del bimbo che riconosce l’abbraccio del padre e della madre come espressione di amore e non come una gabbia che imprigiona. Questo è il modo in cui Dio ci vuole incontrare e salvare.