27 marzo

S. Pasqua

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Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci mette di fronte ad un fatto inaudito, inatteso e insperato, qualcosa che fatica a farsi spazio nel cuore della povera Maddalena e pure degli stessi discepoli: la tomba è aperta e vuota.

La prima constatazione, molto razionale e ferma a quanto gli occhi possono vedere è il fatto proprio che quel corpo deposto esanime dalla croce nel tardo pomeriggio del venerdì e lì deposto con ogni cura, ora non c’è più. Il primo pensiero è quello che quella soluzione provvisoria a causa della festa imminente sia già stata risolta e che qualcuno abbia preso il corpo e l’abbia messo in un altro sepolcro.

E allora va, cerca i discepoli, si confida con loro, consegna loro questa triste constatazione, “non sappiamo dove l’hanno posto”, quel frammento di ricordi, di sentimenti, che rappresenta il corpo dell’amato maestro, non c’è, non si potrà andare a rendergli omaggio, tornare a quella tomba per sentirlo ancora un po’ vicino…

Sentita l’affermazione i due discepoli partono subito, corrono al giardino, al sepolcro per cercare di comprendere meglio il senso di quei vaneggiamenti della Maddalena… ma quella corsa non è tanto la corsa fisica di chi ha fretta perché bisogna fermare colui che ha trafugato il corpo, è la corsa della fede, non hanno ancora compreso la Scrittura, eppure – mi vien da dire – nel loro cuore c’è già il seme della Parola gettata da Gesù nei suoi 3 anni di predicazione, è la corsa della ricerca del cristiano, di quell’attesa, quell’anelito verso il Signore della nostra vita.

Che bello, quanta gioia, che meraviglia varcare la soglia di quel sepolcro e lasciare che quel vuoto, che quei teli e il sudario abbandonati nel luogo della morte, aprano il cuore alla grandezza della fede. Vide e credette. Vede una tomba vuota, vede un’assenza lì dove, invece, sarebbe stato lecito attendersi la presenza di un corpo senza vita.

Anche noi ci lasciamo toccare quest’oggi, primo giorno della settimana, che per noi cristiani prende senso proprio da questo grande evento della risurrezione. Lasciamo che quella tomba vuota tocchi il nostro cuore. Non ci viene raccontata nessuna apparizione, il Signore non c’è nel racconto appena ascoltato, eppure la sua Parola e la Scrittura illuminano questo evento, e allora ciò che è inaudito, inatteso e insperato – per riprendere i termini citati all’inizio – ecco che diviene quel grande annuncio che da 2000 anni noi cristiani stiamo gridando al mondo intero che il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Chiediamo al Signore che riscaldi il nostro cuore, e ci faccia entrare con tutto noi stessi in questo grande mistero nel quale crediamo.

Buona Pasqua nel Signore a tutti