21 febbraio
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Saliamo anche noi sul monte con Gesù, quanta emozione avranno provato quei tre discepoli ad essere stati scelti dal Maestro per trascorrere una giornata di preghiera con lui. Si sono incamminati, hanno salito le pendici del monte Tabor, giunti in cima ecco che Gesù si pone in preghiera, mentre i suoi tre compagni di viaggio si addormentano.
Questa situazione di sonno, di oppressione, se ad un primo momento ci scandalizza perché ci fa dire: ma come fai a dormire di fronte ad un avvenimento tanto bello, di fronte al manifestarsi della gloria del Cristo! Gesù ti sceglie per stare con Lui, per condividere con Lui quel momento di paradiso qui sulla terra, ti mostra che al di là della sua passione e morte, lo attende la gloria… e tu ti addormenti.
Stiamo attenti però a non cadere in facili scandali, stiamo attenti a non puntare il dito, quante volte potremmo dire che anche il nostro spirito, il nostro cuore è addormentato di fronte al Signore, quante volte Dio manifesta cose meravigliose nella nostra vita e noi languiamo in un sonno profondo senza che queste cose minimamente ci sfiorino…
Quanta fatica facciamo, spesso, a cogliere la presenza attiva di Dio nelle nostre giornate, a riconoscere la grandezza del dono dell’Eucaristia, di quel nutrimento che è il suo Corpo e il suo Sangue, la sua Parola che si spezza per noi e ancora dopo 2000 anni ha qualcosa da dire anche a noi, alla nostra vita…
Allora forse è proprio giusto il verbo che il nostro cammino di quaresima ci indica per questa settimana: RISVEGLIARE.
Sì, anche noi come i tre discepoli abbiamo bisogno di risvegliarci, riprenderci da quel torpore nel quale la nostra vita, la nostra routine ci ha fatti cadere ed aprire gli occhi davanti alle meraviglie operate da Dio nella nostra storia… non parlo della storia dell’umanità, ma di quella più vicina, nella mia storia, nella tua storia… se apriamo bene gli occhi del cuore, infatti, possiamo vedere e riconoscere che Dio non è rimasto con le mani in mano, ma ci ha manifestato concretamente il suo amore e la sua vicinanza.
Non corriamo anche noi però il rischio di fare come Pietro, di dire cose senza sapere ciò che diciamo, fermiamoci a contemplare l’azione di Dio tenendo sempre le orecchie aperte, pronte ad accogliere la sua parola. È bellissimo infatti l’annuncio che il Padre fa udire dai cieli: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”. Sì Gesù va ascoltato proprio perché è la Parola eterna e vera del Padre stesso, è il Verbo (come l’evangelista Giovanni ci ha sottolineato la mattina di Natale) e come ogni verbo, ogni parola è pronunciata perché sia ascoltata, accolta, interiorizzata e fatta propria nella vita. Chiediamo al Signore la grazia in questa settimana e nel proseguimento del nostro cammino verso la Pasqua, di fare spazio nella nostra vita all’ascolto della sua Parola e risvegli il nostro cuore a riconoscere la sua azione nella nostra storia.