31 gennaio

Leggi le letture di questa domenica

Prosegue quest’oggi il brano di vangelo di domenica scorsa, Gesù è ancora lì, nella sinagoga di Nazareth, tutta la gente, i suoi compaesani, sono lì intorno a lui che lo ascoltano, hanno certamente della curiosità nei suoi confronti… eppure quando Gesù dice di essere il compimento della profezia di Isaia che abbiamo ascoltato domenica scorsa, le cose sembrano non funzionare più così bene, sembra incepparsi la relazione, la disponibilità all’ascolto…

Possiamo quasi percepirlo quel brusio… il classico chiacchiericcio quando uno la spara un po’ troppo grossa, quando uno sta esagerando… e i suoi compaesani fanno proprio questo… iniziano a dire in un certo senso: ma chi si crede di essere questo qui, come si permette di ritenersi lui il messia… lo conosciamo bene… è il figlio di Giuseppe, sembra un po’ quello che succedeva anche nei nostri paesi e forse anche qui nel nostro quartiere nel cuore della città, quando ancora ci si conosceva tutti… sì è quella persona, ti ricordi quello che ha fatto, e suo padre è quello che faceva il tal lavoro…

Fatto sta che questo brusio, facendo aprire le bocche provoca anche la chiusura delle orecchie e del cuore. Il brusio, la chiacchiera per utilizzare un termine caro a papa Francesco per indicare un male diffuso nelle comunità, non permette di accogliere agli abitanti di Nazareth l’annuncio che Gesù sta facendo loro di un qualcosa di straordinario come il concretizzarsi di quella profezia, allo stesso modo, il nostro brusio interiore non ci permette di accogliere e fare spazio a quanto la Parola di Dio quest’oggi ci vuole dire. Solo nel silenzio del cuore la parola di Dio può manifestarsi e mostrarci la meravigliosa grandezza dell’annuncio che porta con sé.

Ma Gesù non sembra assecondare i suoi compaesani, anzi al contrario sembra quasi volerli provocare, calca la mano dicendosi un profeta e non uno qualunque ma uno al pari di Elia e Eliseo. Un profeta chiamato a guardare non solo al popolo di Israele ma ad avere uno sguardo capace di andare più in là per accogliere anche altri che del popolo non fanno parte perché nessun profeta è ben accetto in patria, ma il profeta porterà il suo annuncio là dove ci saranno cuori aperti e disponibili ad ascoltare la sua parola, il suo invito.

Quanto siamo imprevedibili noi esseri umani, di fronte ad una parola tanto bella e carica di speranza la risposta quale è stata? Lo sdegno da parte di tutti e il cercare di eliminare Gesù, invece di accogliere l’annuncio nuovo che li stava raggiungendo come una grazia inattesa, si chiudono e preferiscono restare al sicuro nelle loro certezze terra terra. Non scandalizziamoci e non sdegniamoci, ma quante volte anche noi siamo lontani dal lasciarci orientare dal Signore alla speranza, al riconoscere quell’anno di grazia di cui abbiamo udito settimana scorsa l’annuncio, a riconoscere in Gesù il segno dell’amore del Padre.

Gesù si pone in cammino, la sua missione è di portare a tutti quell’annuncio, andiamo dietro a lui, fidiamoci di lui, ascoltiamo la buona novella che rivolge alla nostra vita qui ed oggi… scopriremo che le nostre giornate acquisteranno veramente sapore, quello vero, quello che solo lui ci può dare.