29 novembre
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Vegliate in ogni momento pregando…
Pregare è proprio il verbo che il nostro cammino di avvento pone come passo iniziale. Pregare è proprio quell’atteggiamento di chi riconosce di poter alzare il capo verso l’alto, verso il cielo, verso il Signore e non rimanere avvinghiati dalla paura.
Mi colpisce molto infatti l’inizio del brano di vangelo di oggi, ci presenta infatti un mondo nel quale in cielo vi sono dei segni, mentre sulla terra c’è angoscia per il fragore del mare. Ma la cosa sconvolgente è data dal fatto che gli uomini muoiono per la paura e l’attesa… non muoiono per qualcosa che li colpisce, non muoiono perché quel mare in subbuglio li trascina dentro… muoiono per un male interno loro, il male della paura e dell’attesa.
Infatti una vita senza speranza, senza la capacità di alzare lo sguardo con fiducia riconoscendo vicina la liberazione, riconoscendo che il Figlio dell’uomo verrà, è una vita caratterizzata dall’angoscia, dalla paura, da quell’appesantimento di una vita che non trova più una ragion d’essere, non trova più un orizzonte al quale tendere ma via via si ripiega in sé stessa, abbassa lo sguardo fino a non riconoscere più nessuno all’infuori di sé.
La preghiera è proprio quell’opportunità che ci viene offerta di risollevare il nostro sguardo, è la preghiera a darci la forza e il coraggio di stare dentro i fatti di ogni giorno, dentro le pesantezze della vita, accogliendo e sopportando i nostri e gli altrui limiti.
La preghiera è una pausa potremmo dire nella nostra esistenza, nel nostro cammino di ogni giorno, un momento di ristoro nel quale porre nuovamente la nostra fiducia, la nostra vita, il nostro sguardo in quello del Signore e riconoscere che lui è lì, lui viene, lui si fa vicino a ciascuno di noi, l’ha fatto 2000 anni fa incarnandosi, ma siamo sicuri che tornerà, il nostro avvento ci aiuta proprio a ricordarci di questo, il Signore non ci ha abbandonato, ma lui tornerà.
Se l’immagine è quella del ristoro, allora possiamo proprio pensare ad una pausa durante una camminata in montagna, ci si ferma, si recuperano il respiro e le energie, si fissa lo sguardo sulla meta o sul tratto di strada che si ha davanti e si è nuovamente pronti per la salita. Così sia la nostra preghiera, una sosta di ristoro dello spirito nella nostra esistenza, la possibilità di riconsegnare al Signore i passi fatti e scrutare con lui, affidandosi a lui quelli che si prospettano per il futuro. In questo modo il nostro cammino nel mondo non sarà alla cieca ma avrà il sapore della fiducia in Dio, in lui che ha la vista molto più lunga della nostra. Chiediamo al Signore che lo stile del ragazzo rappresentato nel cartellone, con lo sguardo completamente rivolto verso il cielo possa essere anche il nostro stile e il Signore ci darà la forza di affrontare le fatiche di ogni giorno.