26 marzo

IV domenica di Quaresima

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Siamo ciechi anche noi?

Certamente non si tratta di cecità fisica, quella che ci viene presentata quest’oggi, quell’uomo veramente cieco dalla nascita, incapace di cogliere e di fare sua la luce che lo avvolge è immagine di quanti non erano e non sono ancora oggi in grado di cogliere la luce che il Signore Gesù è venuto ad offrire ai cuori dell’umanità.

Un cuore indurito, incapace di cogliere la presenza del Signore nella sua vita possiamo definirlo un cuore cieco, chiuso alla possibilità di lasciar passare la luce, di lasciarsi illuminare.

Quell’uomo nato cieco è stato ritenuto simbolo di peccato da parte della sua gente… chi ha peccato, lui o i suoi genitori… quasi che la malattia fosse un castigo divino, una punizione fisica per qualche mancanza nascosta. Quante volte magari anche noi ragioniamo nei confronti di Dio come se fosse un giudice spietato e vendicativo, come se ciò che ci accade fosse un premio o una punizione… quindi in fin dei conti come se tutto dipendesse solo da noi…

Gesù cambia completamente la prospettiva entro la quale considerare questo e dice che quella cecità è proprio per manifestare, per far venire alla luce… il dono della vista permetterà di andare oltre l’aspetto fisico e di scorgere in Gesù la vera luce del mondo, colui che viene ad offrire una luce più grande di quella fisica, la luce capace di orientare il cammino di tutta la nostra vita: la luce della fede.

È proprio la fede, infatti, che ci permette, come a quell’uomo di scorgere la presenza di Gesù negli avvenimenti della nostra esistenza, di riconoscerlo accanto a noi, nelle persone che incontriamo, nei fatti di ogni giorno.

Se settimana scorsa abbiamo parlato di incontro, questa settimana possiamo dire che con gli occhi della fede ci viene aperta la possibilità di fare concretamente l’esperienza dell’incontro con Gesù, sia nell’esperienza della preghiera in senso stretto, sia in quella preghiera prolungata che sono tutte le azioni, i sentimenti, le relazioni, le scelte o le cose che ci capitano e ci coinvolgono ogni giorno.

La fede, quegli occhi che il Signore ci ha aperto, ci permettono di riconoscerlo nel pane che spezzeremo fra poco su questa mensa, gli occhi del corpo in questo non bastano si fermano agli elementi naturali utilizzati, sono invece gli occhi della fede a permetterci di riconoscere in quel frammento di pane il Signore che si offre per la nostra salvezza. Sia questa luce a illuminare il nostro cammino di conversione, il nostro cammino per riconoscerlo come il nostro Salvatore, la manifestazione del volto amoroso del Padre.