14 gennaio

II domenica del Tempo ordinario

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Siamo all’inizio del tempo ordinario e la liturgia ci pone davanti ad una nuova manifestazione di Gesù… dopo il Natale, dopo l’Epifania, dopo il Battesimo nei quali abbiamo scoperto pian piano il suo essere Figlio di Dio, fatto uomo per noi, ecco che oggi ci viene offerta la manifestazione attraverso il Battista e i suoi discepoli.

Anzitutto Giovanni, fissa lo sguardo su Gesù… è uno sguardo profondo, non è semplicemente il guardare chi passa o chi è appostato a mo’ di zitella o zitello inaciditi che non avendo nulla di meglio da fare si preoccupano di osservare cosa fanno gli altri… Giovanni fissa il suo sguardo profetico su Gesù e coglie nel profondo il suo essere l’Agnello, il suo essere inviato di Dio in un modo inaspettato, non con la forza (ricordiamo che Giovanni attendeva il Messia come colui che avrebbe rimesso a posto le cose… “la scure è già posta alla radice dell’albero”) ma con la mansuetudine di un agnello che viene offerto per la salvezza del popolo.

I suoi discepoli sentendolo seguono Gesù. Vorrei fermarmi con voi a riflettere sul silenzio del Vangelo: mentre ci sembra di vedere quasi una sceneggiatura di un film nella prima parte, tanti sono i dettagli, ad un certo punto sembra che l’evangelista si faccia prendere da una sorta di pudore e tace generando un cambio di scena molto repentino.

Il Vangelo infatti tace completamente quell’esperienza di prossimità e di intimità che i 2 discepoli fanno nei confronti di Gesù. Sappiamo solo che è un’esperienza fondante e fondamentale, per il fatto che ci viene indicato anche l’orario nel quale avviene, le 4 del pomeriggio, però cosa sia accaduto all’interno delle mura di quella casa non ci è dato saperlo… dove li ha condotti Gesù? Per quanto tempo sono rimasti insieme? Di cosa hanno parlato? C’era qualcuno con loro? Sono domande senza risposta… perché sottolineo questo? Per il fatto che mi pare che questo corrisponda un po’ all’esperienza di fede di ogni uomo: un’esperienza di intimità col Signore, un momento nel quale il Signore ti ha parlato, ti ha fatto sentire la sua vicinanza, la sua cura nei tuoi confronti, ti ha magari aperto mente e cuore al suo riconoscimento nei tuoi fratelli e nelle esperienze della vita quotidiana… ma questa esperienza quanto è difficile da raccontare e da far percepire nei suoi tratti profondi da quanti sono intorno a noi… magari anche tua moglie o tuo marito, così vicino a te, ma non riescono a entrare in quella dimensione così profonda e personale, ma cosa rimane? Ciò che anche il Vangelo ci racconta: gli effetti di quell’incontro, il suo nocciolo profondo… “Abbiamo trovato il Messia”, sì quell’incontro non lo posso magari raccontare perché l’altro non riesce a cogliere ciò che dice a me, eppure io da quell’incontro esco cambiato nel profondo, esco riconosciuto e capace di riconoscere in Gesù l’Agnello e il Messia e di questo divento testimone ai miei fratelli.

Possa questo tempo ordinario aiutarci a riconoscere in Gesù il nostro Salvatore che, in dialogo con la nostra vita, ci chiama a seguirlo e a divenire suoi testimoni verso quanti ci passano accanto.