26 agosto

Solennità patronale di S. Alessandro

Se osserverete i miei comandamenti… sì, ma quali? Potremmo tentare di obiettare… che vi amiate gli uni gli altri… di nuovo potremmo esitare dicendo, cosa vuol dire amarci gli uni gli altri, in che modo, in quale misura? Come io vi ho amati.

La misura dell’amore che il Signore ci chiede è l’amore con cui lui ha amato ogni uomo e donna su questa terra, buono o non buono (anche perché uno solo è buono dirà in un altro passo), fedele o traballante nella fede, coerente o fragile, proteso in avanti o zavorrato nell’incapacità di muoversi ed avanzare… il Signore ha amato tutti e l’ha dimostrato con la sua morte in croce a vantaggio dell’intera umanità che, proprio in quel momento stava dicendo il suo rifiuto di tanto amore.

Se questa è la misura dell’amore che Dio ha riversato sull’umanità, allora questa risulta essere anche la consegna che fa a noi con questo brano… non è il mandato ad un semplice, ingenuo ed irenico vogliamoci bene, non disturbiamoci a vicenda così che ognuno viva tranquillo la propria esistenza senza entrare in contatto con gli altri, tutt’altro… la fede nel Signore si manifesta proprio nella comunità dei credenti che si incontra e raduna intorno alla duplice mensa del suo Corpo e del suo Sangue e da lì, avendo instaurato una fraternità che va al di là dell’umano, perché fondata, sostenuta ed alimentata da Colui che è la fonte dell’amore e della fraternità, diviene capace di portarla fuori dalla celebrazione, nella vita di ogni giorno.

Allora sì, diventeremo capaci di dare la vita per i nostri amici… ma non inteso nella forma di quelli che mi vanno a genio, che mi dicono sempre di sì, che mi dicono che sono il più bravo… questi non sono gli amici identificati nel Vangelo, sono amici invece coloro che, come noi, con le fatiche che fa anche ciascuno di noi, cercano di dare un volto a quella fede che vivono ogni giorno, una fede che non può rimanere racchiusa in queste pur solenni e ricche mura, ma che deve tradursi in impegno concreto perché il Vangelo diventi stile di vita per l’intera comunità.

Alessandro nostro patrono non si è tirato indietro rispetto alla dimensione della testimonianza, non si è chiuso in un’intimità di preghiera nascosta per non esporsi, ha testimoniato la sua fede nel Dio di Gesù Cristo, dal suo martirio, dal suo sangue sono germogliati dei fiori, possiamo dire di essere noi, sono tutti i cristiani della nostra parrocchia, della nostra città e diocesi.

La caratteristica dei fiori è quella di spandere profumo e di essere fecondi con il loro polline. Il Signore, per intercessione di S. Alessandro ci sostenga nel nostro spandere profumo verso quanti incontriamo e nel nostro essere ancora oggi una comunità capace di essere feconda e di aprire il proprio sguardo al di là delle mura della propria abitazione ma riconoscendo come essenziale nel nostro dirci cristiani, l’aprirci ad una dimensione di testimonianza concreta, fraterna, caritativa, educativa… capace di accogliere e sostenere le nuove generazioni non perché replichino quanto abbiamo vissuto noi, ma affinché scoprano e alimentino il loro essere cristiani, oggi, in questa società e in questa comunità… non possiamo lasciarli soli, solo così la nostra vita porterà davvero frutto come quella di S. Alessandro.